La reggenza evoca le feste galanti di Wattheau, lo spiegazzamento di seta degli Arlecchino e Colombine, le commedie di Marivaux, la licenza dei costumi. Questo portò al ritorno dei balli, dei giochi, delle feste (quelle di Sceaux ben note, presso il Duca e la Duchessa du Maine).

A Parigi si aprirono dei saloni, dei caffè. Importanti cambiamenti intervennero nella moda (la fine delle parrucche imponenti e degli alti tacchi) e nell’arredamento.

Dopo la morte del Grande Re, si voleva meno grandezze maestose e solennità compassate.

Così nacque lo stile Reggenza. La fantasia Rococò rimpiazzò poco a poco la pompa del classicismo francese.

Le linee si curvarono.

La grazia e la leggerezza si insinuarono: una nuova arte di vivere spiccava il volo.

Detto ciò, La Francia nel profondo non era per nulla vinta dal libertinaggio.

Al contrario, mai, dall’inizio dei tempi moderni, il paese era così impregnato di fede cristiana.

Il rinnovamento spirituale intrapreso durante il Regno di Luigi XIV portò dunque i suoi frutti.

A parte qualche abate di Corte, lo stato morale del clero era infinitamente superiore a quello che c’era mezzo secolo prima.

Era si potrebbe dire, l’apogeo della Controriforma, uscita dal Concilio di Trento (1545-1553).

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