Sull'Opera

Buscaroli spiazza sottolineando il fatto che Bach non era invidioso di Telemann - cosa impossibile, dato che Telemann brillava ed era notissimo proprio su campi musicali e parzialmente territoriali dove Bach si cimentava - ma di Johann Adolf  Hasse - cosa alquanto azzardata dal momento che Hasse era principalmente un operista, e non un compositore prevalentemente religioso: Bach luterano e protestante fin dal profondo della sua coscienza, persuaso che il lavoro artigianale del musicista sia nient'altro che un mezzo, tra i molti, per render grazia a Dio (e per assicurare a sè ed alla sua famiglia una esistenza più che decorosa).

L'uscita di questa affermazione nel libro risulta ancora più strana dal momento che Bach sottostimava il mondo teatrale, considerandolo qualcosa di second'ordine: ci è giunta una frase storica secondo cui Bach commentava "Andiamo a vedere le canzonette" riferendosi al Teatro, che invece nel Barocco era il "Trono della Musica" come disse Pietro Metastasio nelle sue epistole.... L' "opera per musica" è la creatura musicale che più si avvicina all'ideale estetico dell'epoca del Barocco: in nessun altro luogo simbolico come il palcoscenico del teatro musicale le arti sorelle della pittura e della scenografia, della poesia e dell'architettura, dell'armonia e del canto fondano infatti una nuova alleanza capace di suscitare lacrime e stupore, sorpresa ed incantamento; l'Opera teatrale non è affatto una delle tante forme musicali del Barocco, è la forma principale, traino di tutte le altre forme, assoluta protagonista: non avere chiaro questo concetto equivale a non aver chiara la portata del Barocco in Musica.

Johann Adolph Scheibe aveva scritto una considerazione di ordine estetico inclusa in "Considerazione sull'essenza delle Odi o Lieder" (nel Barocco erano uno stesso genere musicale) da cui si deduce che il disprezzo di Bach per l'opera era ben conosciuto: "Ci sono alcuni grandi spiriti, che perfino la parola Lied trovano disgustosa; costoro, quando vogliono parlare di un pezzo di musica che non sia scritto in modo ampolloso ed ingarbugliato, lo chiamano, nel loro linguaggio, un Lied" (come riportato a pagina 863).

Il tentativo di sminuire l'importanza dell'opera, cosa possibile solo nei paesi tedeschi, era già noto con il faziosissimo Forkel (in stretto binomio con quell'altro della medesima risma, il Marpurg) che racconta "Veniva ricevuto (Bach) a Dresda con tutti gli onori, e ci andava sovente, per sentire l'Opera. Di solito si faceva accompagnare dal primogenito. Qualche giorno prima della partenza, usava dirgli, celiando: "E così Friedemann, torniamo a sentire le belle canzoncine di Dresda?". Per quanto innocente fosse in sè la frase scherzosa, son ben sicuro che Bach non l'avrebbe mai fatta sentire ad altri, oltre a questo suo figlio, che a quei tempi distingueva già bene ciò che nell'arte è grande, da ciò che è soltanto ameno e piacevole".

Nel discorso del rapporto di Bach con l'opera e dell'ammirazione che Buscaroli sostiene abbia avuto Bach per Hasse, sembra presente una contraddizione: infatti se Bach disprezzava o guardava con sufficienza il teatro, perchè mai doveva esser invidioso di Hasse che era un operista? per i soldi? bhè poteva cimentarsi nel teatro, anche se lì sì che avrebbe trovato dei veri rivali, ed avrebbe sopportato attacchi continui ed incessanti in un lavoro estenuante..... il mondo del teatro aveva ritmi ed impegni ben più intensi degli impegni religiosi localizzati in qualche chiesa luterana del tempo; ma non solo: doveva allontanarsi dal rigido schema contrappuntistico se voleva sperare di avere un qualche odiens: ma ormai la sua famea di ampolloso e non naturale gli si era attaccata addosso, addirittura coloro che palesavano un apprezzamento a parole per la sua tipologia compositiva, se ne distaccavano ben bene coi fatti: nè è un esempio Johann Peter Kellner (Gräfenroda, Turingia, 28 Novembre 1705 – 19 Aprile 1772) che, allievo di Bach, ma per quanto manifestasse grande opinione sulle opere di J. S. Bach, si allontana dalla ampollosità del contrappunto bachiano preferendo una notevole semplificazione di scrittura, nello stile melodico italiano e nello spirito Empfindsamer. Il gusto per la cantabilità, la spontaneità e la "semplicità" di un linguaggio musicale godibile che viene via via affermandosi nel primo Settecento, fece sì che Bach venne in sostanza giudicato dai suoi contemporanei un conservatore, la sua musica innaturale, ampollosa, espressione dello Stylus antiquus.