Coronation Anthems

 

     

Giorgio II

 

 

Con un decreto parlamentare del febbraio 1727 venne concessa ad  Handel la cittadinanza inglese, che poté così dichiararsi altrettanto britannico che il re d'Inghilterra Giorgio I, in realtà come lui tedesco di nascita (Hannover) e finalmente ricevere l'ambita carica di compositore della Cappella Reale, altrimenti preclusagli. Quando incominciarono i preparativi per l’incoronazione del nuovo re Giorgio II e della regina Carolina, prevista per l'11 ottobre 1727 nell’Abbazia di Westminster, Handel dovette rappresentare la scelta ovvia per il compositore dei grandi inni che dovevano dominare la parte musicale della funzione. Altri musicisti forse potevano vantare maggiori diritti quanto ad anzianità, ma Handel soltanto dominava uno stile che fosse in grado di adattarsi felicemente al teatro, alla chiesa, alle celebrazioni nazionali, o a una combinazione delle tre cose, com’era una funzione per l’incoronazione. Una cerimonia che dal tempo di Giacomo II rivestiva ancora più importanza perché investiva anche la Regina consorte. Per l'occasione Handel compose 4 maestosi Anthem denominati Coronation Anthems, dove poté sperimentare l'associazione della ricchezza ed esperienza dei cori inglesi col talento dei musicisti e dei cantanti dei teatri londinesi.
Sul manoscritto autografo egli specifica 47 coristi della Cappella Reale: è difficile stabilire invece il numero dei membri che componevano l'orchestra; un articolo tratto dal Norwich Gazette (il 14 ottobre 1727) cita:

"There being 40 voices, and about 160 violins,trumpets, hautboys, 
kettledrums, and bass's proportionable; besides an organ, which
was erected behind the Altar: and both the Musick and the performance were the admiration of all the Audience"
(40 coristi e circa 160 tra violini, trombe, oboi, timpani e tamburi, oltre ad un organo costruito per l'occasione da Christopher Schrider).

Il servizio era affidato a William Wake, arcivescovo di Canterbury, 
che l'adattò alla doppia incoronazione del 1685, ma i testi non furono seguiti alla lettera da Handel, perchè egli aveva già composto ZADOK THE PRIEST e LET THY HAND BE STRENGTHENED prima di ricevere l'ordine ufficiale. Non si sa bene in quale successione furono eseguiti gli inni, ma tra le note lasciateci da Wake si legge: "Gli inni sono confusi; tutti irregolari nella musica", il che fa pensare che egli non fosse soddisfatto dell’esecuzione. Ma eccetto questa isolata critica, tutti i suoi contemporanei furono estremamente soddisfatti, e sorpresi dalla ricchezza, Bellezza, Sontuosità Debordante degli Anthems: grandi movimenti sonori incisivi, a cui non mancano i momenti in cui Handel dimostra come rivestire con mansuetudine i passaggi più delicati. Anzi addirittura l'evento pare che provocò un tal entusiasmo del pubblico, che il "Parker's Penny post" del 4 ottobre annunciava che la data delle prove erano tenute segrete, affinché il pubblico non disturbasse gli esecutori. Comunque già nelle prime prove esecutori e musica avevano già ottenuto la completa ammirazione del pubblico. 
Gli Anthems, da quando furono pubblicati nel 1743 da John Walsh acquisirono una propria celebrità, che non sarà mai dimenticata, e come si è detto "Zadok the Priest" è il più corto e più abbagliante di questi capolavori in miniatura di musica corale, tanto che da allora è figurato in tutte le successive cerimonie di incoronazione.

 

 

Abbazia di Westminster, Canaletto 1749

 

 

ZADOK THE PRIEST
HWV 258

ZADOK THE PRIEST crea dall’unzione di Salomone descritto nel primo libro dei re un dramma di interesse crescente, che parte da un preludio orchestrale per arrivare alle pregnanti parole “God Save The King” (Dio salvi il Re); era eseguito nel momento di unzione del Re.
Secondo l’annotazione dell’arcivescovo di Canterbury nel registro delle funzioni, pare che il ZADOK sia stato cantato effettivamente durante l’unzione e non prima come era previsto: l’arcivescovo imputa questo disguido alla negligenza del coro di Westminster.
ZADOK THE PRIEST, è l’esplicazione dell’invenzione musicale Handeliana: inizia con una apparentemente semplice introduzione oscillante da parte dei legni, che, dopo alcune ripetizioni, arriva in progressivo crescendo ad una devastante esplosione corale: tale esplosione corale e strumentale è talmente Grandiosa, intensa e Debordante, che lascia al primo ascolto attonito l’ascoltatore, che dovrebbe ben riprendersi prima di affrontare il seguito dell’Anthem. Questo Anthem in sostanza si apre inizialmente con 5 parti di corde, sugli arpeggi dei violini ascendenti, si associano accordandosi degli oboi e dei fagotti in modo da creare una progressione armonica ondeggiante, in modo da preparare il ritorno della tonalità principale e come su detto l’ingresso devastante del coro al completo (otto parti), rafforzato da trombe e timpani.
ZADOK THE PRIEST in sostanza finisce per rappresentare il Massimo esempio di Musica Cerimoniale, anche se il Terzo, THE KING SHALL REJOICE, è altrettanto Grandioso, ma più complesso e più polifonico.
Questa composizione è stata eseguita ad ogni cerimonia di consacrazione britannica, giungendo a consolidare nella tradizione inglese il contributo Handeliano.
Tipologia dell’organico: oboi, fagotti, trombe, timpani, violini, viole, violoncelli contrabbasso e organo.


LET THY HAND BE STRENGTHENED
HWV 259

Il Testo deriva dal salmo 89. Non c’è concordanza del tempo sulla posizione di questo Anthem nella scaletta di esecuzione della Cerimonia d’Incoronazione: questo Anthem seguiva senza dubbio il momento solenne (Recogniton) dove il Re, all’inizio della cerimonia, viene presentato al popolo: è l’unico Anthem dove si nota la totale assenza di trombe e timpani.
Il movimento iniziale in allegro moderato sebbene traspiri di una confidenza assoluta, presenta una sorta di melanconia nella sezione mediana, quasi una contraddizione con il senso delle parole, ma questo può ravvisarsi nell’impegno che il Monarca andava ad assumersi con il Regnare: “Forte sia la tua mano, sublime la tua destra, Giustizia e diritto siano il sostegno del tuo Trono”: compiti questi che per essere realizzati, richiedevano un impegno da parte del Sovrano, che appunto non poteva essere libero quanto gli altri per questo Mandato Divino.
La connotazione quasi lamentosa sulle parole “Let Justice and Judgement”, trova motivazione di una considerazione della gravità dell’Impegno Reale, un compito che avrebbe comportato dei sacrifici.
Il movimento finale di gran dignità spazia su variazioni sull’unica parola “Alleluia!”, in ritmo di gioia e jubilo. 
Tipologia dell’organico: oboi, violini, viole, e continuo


THE KING SHALL REJOICE
HWV 260

Il testo è adattato dal salmo 21 ed è associato all’Incoronazione propriamente detta del Re; inizia in modo pomposo e sfavillante, e c’è un bel pezzo strumentale prima che il coro inizi con il canto “The King shall rejoice”: dopo un pezzo con strumentazione non tipicamente trionfale, si aggiungono i timpani nella ripresa, poi le trombe che staccano con un pezzo solista, e poi tutti assieme; l’effetto è trionfale e marcatamente Reale: in sostanza l’entrata delle trombe nell’introduzione risulta di forte efficacia per ottenere un ulteriore impulso vigoroso, preparando un ulteriore spinta, data dalla forza espressa del coro: il primo movimento poi si conclude ancora con la ripresa del ritornello iniziale, dove però le trombe non abbandonano il resto dell’organico.
Gli altri movimenti che compongono questo Anthem permettono di assaporare i contrasti in termini di ritmo e di tonalità. 
Spicca per imponenza e brevità il movimento “Glory and worship” dove il coro canta all’unisono e al completo, segnando lo stretto collegamento che intercorreva fra il Re e Dio: un binomio simmetrico, come esisteva una cerchia celeste in Cielo così in Terra, il Re rappresentava il contraltare di Dio, con ugual gerarchia al di sotto di lui, non dimenticando che a Dio il Re deve riferirsi: non a caso il verso successivo, rammenta che il Re è tale per scelta divina – oh quale motivazione più squisitamente Barocca – poiché Dio stesso ha accordato le sue Benedizioni ed ha di conseguenza posto la Corona d’oro sulla testa della Maestà Regale: questo penultimo movimento assume vesti liriche e pacate sinchè si insiste sul concetto delle “blessings”, ma appena si fa riferimento alla “Crown of pure gold” scattano trombe e timpani, in quanto la corona rappresenta il potere del Re che richiama parallelamente l’onnipotenza di Dio.
La conclusione dell’Anthem si fonda su un “Alleluja” che riprende i temi dell’ultima sezione del salmo Nisi Dominus, che Handel mise in musica nel 1707.
Tipologia dell’organico: oboi, trombe, timpani, violini, viola e continuo


MY HEART IS INDITING
HWV 261

Indica chiaramente il momento dell’Incoronazione della Regina: alcuni versi del salmo 45 e d’Isaia celebrano le virtù delle principesse (King’s daughters were among thy honourable women), ed esse sono spose o figlie di Re (ed Handel era stato maestro di ben Tre figlie di Giorgio II).
Tale Anthem è caratterizzato da uno stile più delicato, tenero e lirico, come si conveniva per un Anthem destinato alla Regina: esso inizia con un movimento di metro ternario, attraente schema di danza, ben scandito e incardina nel suo coro un’eccellente adattamento sensuale delle parole “the King shall have pleasure in thy beauty” (Il Re troverà piacere nella tua Bellezza). 
L’Anthem si termina con un richiamo alla gioia e del giubilo (“Kings shall be thy nursing fathers, and queens thy nursing mothers”)
Tipologia dell’organico: oboi, trombe, violini, viola, continuo.

 

 

Abbazia di Westminster

 

 

I testi dei Coronation Anthems

 

Anthems media

 

 

decorative line

 

 

A cura di  Arsace

 

www.haendel.it

 

Ultimo aggiornamento: 17-10-21