Opera in 5 Atti

                                          di 

                                                                                                        

 

                                                                                                          

                                                                                                                  dalle trascrizioni di J. Walsh 

                                                                                                                 per solo cembalo

Dramma tragico in 5 atti 

Musica di George Frideric Handel, completata il 19 Dicembre 1712.

Libretto di Nicola Francesco Haym, da Thésée (1675) di Philippe Quinault

Prima esecuzione: 10 Gennaio 1713, Queen's Theatre, Haymarket, Londra

Cast della prima:

Teseo: Valeriano Pellegrini, castrato soprano 
Agilea:
Margherita de l'Épine, soprano 
Medea: Elisabetta Pilotti-Schiavonetti, soprano 
Egeo: Valentino Urbani, castrato contralto
Clizia: Maria Gallia, soprano 
Arcane: Jane Barbier, contralto 
Fedra: Signora Manina, soprano 

Ministro di Minerva: Richard Leveridge, basso 

Coro a 4.

Orchestra:  
2 trombe, 2 flauti dolci, 2 flauti traversi, 2 oboi, 2 fagotti, archi e basso continuo.

Note:  
13 rappresentazioni nella stagione  
E' l'unica opera di Handel in cinque atti.

Si ringrazia infinitamente Paola Nicoli Aldini e Il Principe del Cembalo della concessione

per il sito GFH, quale terzo elemento accanto a 

handelforever.com e handelforever.com

Clavicembalo copia di  Joannes Daniel Dulcken - 1745


Harpsichord  of
Joannes Daniel Dulcken - 1745

Il TESEO viene terminato da Handel il 19 Dicembre 1712. L’Opera registrer tenuto da Francis Colman lo qualifica, durante le rappresentazioni del TESEO “Mr Handel, Maestro di Capella di S.A.E. d’Hannover”. Handel infatti era a Londra da appena 2 anni, stava scoprendo Londra e nel momento cella composizione non sapeva di certo che avrebbe composto da quel momento esclusivamente per quella città, città che non disdegnava poter esser la sua dimora abituale. Londra sembrava essere un rifugio, un laboratorio ed anche un terreno da conquistare che egli aveva cercato fin dagli esordi da Amburgo.

Fu il successo di RINALDO a convincere Handel a non ritornare più ad Hannover, dove l’opera era chiusa a causa di guerra e dove Handel non soggiornava più da sei mesi.

Inoltre Handel aveva appena fatto conoscenza con un giovane straordinario diciottenne, Richard Boyle, terzo conte di Burlington (qui a sinistra), l’”Amato dalle Muse”, secondo l’epiteto del poeta John Gay, “dotato”, secondo Horace Walpole, “di tutte le Qualità di un Genio e di un Artista, Gelosia esclusa”, “nobile Mecenate delle Arti”, architetto e melomane irriducibile presso il quale Handel trovò alloggio, vitto ed amicizia dal 1712 al 1715, e che fino alla sua morte mantenne le sottoscrizioni alle stagioni handeliane.

E’ a Burlington House che Handel generò le creazioni estremamente stupefacenti e dissimili quali IL PASTOR FIDO, TESEO, SILLA e AMADIGI.

Dopo il successo del RINALDO, Handel credette di guadagnare i cuori con una pastorale, IL PASTOR FIDO, a cui sembra averci molto tenuto. Ma questo pastore fedele, senza tamburi e trombe – né macchine di scena, né demoni, né tragedia – non piacque: non si trovò il decoro, i costumi e le proporzioni erano pietose.

Così Handel volle trovarsi a creare una opera che avesse gli stessi ingredienti del RINALDO, ricetta che si sapeva vincente: soggetto epico, grandi sentimenti, maghe innamorate, orchestra sontuosa, cambiamenti di scena a vista, demoni ed altre cose meravigliose. Questo fu TESEO “una nuova opera eroica” rapporta Francis Colman “tutti i costumi nuovi e più ricchi  che nella precedente con 4 nuovi decori ed altri ornamenti e macchinari”.

TESEO fu creato il 10 Gennaio 1713 al Queen’s Theatre nell’Haymarket. Come previsto, la sala vuota del PASTOR FIDO arcadico si riempì ogni sera in favore del virtuoso Teseo, del valoroso Egeo, della terribile Medea, dell’amoroso Arcane e della bella Agilea, dell’abbondanza di combattimenti (atto I) nel palazzo (atto II), di “Deserti pieni di Mostri spaventosi” (atto III) nell’isole incantate dove si agitano le Furie (atto IV), di sontuose nozze in carri tirati da dei Draghi (atto V).

In assenza del castrato Nicolini – creatore del personaggio Rinaldo ed anche d’Amadigi – il ruolo primario fu assegnato al soprano Valeriano Pellegrini, che Handel aveva conosciuto a Venezia, dove il cantante incarnava Nerone nell’AGRIPPINA nel 1710, e che, per non avere né la statura, né la rinomanza di Nicolini, ebbe a compenso 215 livree in più rispetto il compositore nel corso della stagione 1712-1713.

Medea fu assegnata alla sfavillante Elisabetta Pilotti-Schiavonetti, tenuta in gran considerazione per le sue composizioni drammatiche e specialista di “maghe invaghite” – lei era stata la prima Armida in RINALDO e sarà ben presto la crudele Melissa in AMADIGI. La parte di Medea in TESEO appare modellata sulla stessa presente nel GIASONE di Cavalli.

La sensibilità acuta del soprano Margherita de l’Epine conquistò Handel, di cui lei fu musa favorita durante questa stagione che la vide riprendere il ruolo di Goffredo in RINALDO, e creare Eurilla ne IL PASTOR FIDO, poi Agilea in TESEO.

Come si sa lei cantava ben prima dell’arrivo del caro sassone a Londra, e sicuramente una delle più importanti fautori della diffusione dell’opera italiana in suolo inglese.

A sua sorella Maria Gallia fu dato il ruolo di Clizia, la confidente. Egeo ed Arcane , i due ruoli di contralto, furono interpretati rispettivamente da Valentino Urbani, detto il Valentini, primo castrato italiano stabilitosi in Inghilterra, che ebbe modo di cantare delle parti simili in RINALDO e in PASTOR FIDO; e dal contralto inglese Jane Barbier, specialista nei ruoli en travesti – “lei amava talmente cambiare – assicura il Conte de Cork – che le piaceva anche cambiare sesso”.

TESEO ottenne un vivo successo, che tuttavia non si realizzò senza prima affrontare delle avversità.

La sera della seconda rappresentazione, l’impresario del teatro Owen MacSwiney fuggì in Italia con la cassa, lasciando, scrive Colman “I cantanti impagati, così come impagati sia i decori che i costumi. I cantanti erano in un erto imbarazzo, ma alla fine hanno deciso di continuare le opere per loro proprio conto e di dividersi i guadagni.”

L’avventuriero svizzero John James Heidegger, succedendo ben presto a Mac Swiney, rimise sotto controllo la situazione: divenne il più importante “amministratore lirico” d’Inghilterra e collaborò per molto tempo con Handel.

Un ostacolo non arriva mai da solo, ed infatti i macchinari teatrali crollarono il 21 gennaio. Bisognò quindi rassicurare il pubblico, ciò che fece il Daily Courant annunciando la sera della domenica seguente: “L’Opera del Teseo composta da Mr. Handel sarà rappresentata nella sua Perfezione, cioè con tutti i decori, ornamenti, apparecchi volanti e macchinari. Gli interpreti sono spiacenti di non aver offerto alla Alta Nobiltà ed alla Piccola Nobiltà ogni appagamento che potessero sperare, essendo stati  ostacolati da alcuni incidenti non prevedibili e fino adesso insormontabili”.

Non si era ancora dimenticato l’incidente all’epoca dell’ultima esibizione, l’11 Maggio, data con in più, oltre alla sua prima completa di accessori, qualche aria nuova e un divertissement per il clavicembalo composto ed eseguito da Handel stesso.

TESEO aveva visto ben 33 serate. A differenza del RINALDO e del PASTOR FIDO e dell’AMADIGI, Handel non lo riprese mai. Amburgo, dove vi furono allestimenti da quasi tutti i suoi successori, l’ignorò e bisognò attendere il 1947 per vedere rivivere il TESEO nuovamente, quasi irriconoscibile a causa della “attualizzazione”. Si tratta tuttavia di una delle opere più singolari non solo di Handel, ma di tutte le opere serie in generale.

Qui il libretto de Il TESEO

La sua principale singolarità, da dove deriva la maggior parte delle altre, è il suo libretto, ossia la sua forma. Il primo libretto fornito ad Handel dall’abbastanza fedele Nicola Haym, TESEO è l’adattamento stupefacentemente scrupoloso di una tragedia lirica francese, ossia il THESEE che Philippe Quinault fornì a Jean Baptiste Lully nel 1674. Non si poteva immaginare nel 1710 due generi, due estetiche, due arti musicali più lontane l’una dall’altra che la tragedia lirica lullista e l’opera seria ultimamente elaborata da Alessandro Scarlatti ed Agostino Steffani

Qualcuno tuttavia (Haym, Handel…o l’umanista Burlington, dedicatario dell’opera) concepì l’insolito progetto di fonderle. Per fare ciò Haym dovette attingere nel suo proprio bagaglio retorico il testo delle arie da capo, poiché questa forma espressiva musicale non esisteva nell’opera francese. Egli dovette anche accorciare i recitativi e rimaneggiare gli atti III e IV in modo che la Barbier non trovi Arcas (ossia Arcane) indegna di lei. 

Ma Haym tradusse fedelmente Quinault, a volte letteralmente, e soprattutto conservò la struttura in 5 Atti – fatto unico in tutta la produzione handeliana – facendo così larghe concessioni alla drammaturgia lullista, in particolare per ciò che concerne il codice delle uscite. Il Libretto che Nicola Haym preparò, era una commedia "eroica" che si rivelò adatta a catturare l'attenzione di Handel facendogli dare tutto il meglio di sè: ciò consentì come compenso un successo clamoroso per il librettista.  

Nell’opera seria, dopo ognuna delle sue grandi arie, la prima donna o il primo uomo doveva uscire per consentire gli applausi. Tutte le opere italiane di Handel obbediscono poco a questa legge generale, ad eccezione del TESEO, in cui 2 terzi delle arie non sono seguite da una uscita – alcune sono incatenate anche immediatamente su un recitativo del personaggio che ha appena cantato, come nella Tragédie lyrique; Medea non lascia la scena in tutto l’Atto II, atto all’inizio del quale la si ascolta cantare in due arie e poi un duetto di fila.

Questa colorazione francese del libretto non è evidentemente senza conseguenze per la musica. Il ruolo di “coppia secondaria”, Clizia ed Arcane, la brevità delle arie, la rapidità degli accadimenti narrativi, la costruzione tacita in scene complesse piuttosto che in unità recitativo-aria, la recrudescenza dei recitativi accompagnati (bisognerà attendere il TAMERLANO nel 1724 per comprenderne l’efficacia), tutti questi elementi propri del TESEO saranno sufficienti a tradire il modello francese.

Le viole, per esempio, si dividono per il duetto Medea ed Egeo. La prima aria di Agilea (Aeglé in Quinault) è sostenuta da 5 parti di archi che ricordano la tessitura dell’orchestra francese. E a due riprese Handel libera chiaramente le sue risorse: nell’ultimo movimento dell’Ouverture, quando gli archi si dividono in Haut contre (sic), Taille et Basse (si rileva qui una influenza francese indiretta, non di Versailles o Parigi, ma di Hannover, dove il movimento sarebbe stato prima concepito e dove la cultura musicale era ancora francofila. Altro stile francese, quello di Agostino Steffani, il predecessore di Handel alla Corte di Hannover, è particolarmente sensibile in TESEO). Poi nell’aria di Medea “Quell’amor ch’è nato a forza” dove i bassi devono scendere fino al si bemolle grave, nota che poteva esser raggiunta dal basso di violino francese, ma non dal violoncello quando lo si usava a Londra. 

Queste sono delle tracce abbastanza chiare: TESEO è un’opera italiana, in italiano, concepita sul canto italiano ed ugualmente al bel canto il più ortodosso. Il cammino che prende Handel verso una utopica fusione del “gusto italiano” – per riprendere una locuzione usata da Rameau – non lascia tuttavia dubbio che un nuovo modello drammatico lo impegna. Nuovo modello di cui non sa ancora i principi e e di cui la ricerca lo condurrà ben presto verso altre forme: la masque, l’oratorio drammatico, poi il capolavoro del dramma musicale che saranno SEMELE ed HERCULES. Perché malgrado il successo, i creatori di TESEO dovranno rendersi conto che questo cammino qui era un vicolo cieco, e quando, due anni più tardi, la stessa equipe adatterà l’AMADIGI d’Houdar de la Mothe, tutte le particolarità francesi si dissolveranno davanti all’italianissimo AMADIGI.

Ad una squadra dove l’opera inglese, in gran pericolo, non è ancora definitivamente vinta dal suo zio latino, al momento in cui Londra cerca ancora la “sua” opera italiana, TESEO resta dunque l’unico tentativo di una riconciliazione delle arti nemiche.

Oltre alla singolarità della sua forma, una tensione ed una efficacia drammatica alle quali non possono pretendere nessuno dei 5 atti dell’opera anteriori che non siano giunti ad Handel, oltre lo splendore dei personaggi femminili, TESEO dispone di un altro gioiello prezioso: l’orchestra. Nove numeri fanno appello all’oboe solo – e l’aria di Agilea che chiude il primo atto dice abbastanza di quale solista sconvolgente doveva essere il musicista John Ernst Galliard, primo oboista  dell’orchestra nel 1713!  

Il flauto a becco e il traversiere, trombe, violoncello solista, illuminano a turno le passioni svelate. Violini, viole, ed anche i fagotti in “Vieni, torna, idolo mio” si dividono per annunciare il tessuto sonoro indissociabile dal corso drammatico. 

Come curiosità, l'opera TESEO presenta una totale assenza di voci naturali maschili, visto che tutte le sei parti sono pensate per una tessitura mai al di sotto del contralto.

Bisognava a Londra che ci fosse un Omero orchestratore per, a meno di 20 anni dalla morte di Henry Purcell, imporre all’esigente pubblico inglese l’opera italiana come prima verità della musica. La battaglia che Handel condurrà per 27 anni dopo TESEO non era ancora vinta.

 

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