Crescentini

 

 

Aneddoti

 

 

 

 

Dicembre 1805


Un po’ di giorni dopo la cosiddetta battaglia dei tre imperatori ad Austerlitz, dove Napoleone vinse gli eserciti uniti d’Austria e Russia, la trentaseienne Caroline Pichler, autrice di romanzi di stampo storico, annotò un suo incontro con il castrato Girolamo Crescentini:
“Poco dopo la diffusione della notizia della sfortunata battaglia, fui invitata da una amica ad un pranzo con la compagnia di due uomini famosi, uno era il compositore Cherubini e l’altro il cantante Crescentini.
Cherubini era un trentenne (ma in realtà doveva avere 45 anni) che nella conversazione mostrava più intelligenza e cultura di quanto possano avere di norma i compositori. Ma assai più profondamente mi colpì la persona di Crescentini: il suo aspetto esteriore prevaleva rispetto quello di Cherubini: era un po’ più alto e molto più vigoroso del compositore ed esprimeva tutto ciò che diceva un sentimento delicato ed un’indole profonda, a cui un velo di malinconia, che aleggiava attorno a tutta la sua persona, conferiva un fascino ancora maggiore. Si espresse con foga sulla sventura che aveva testé segnato l’Austria e che era ancora davanti ai nostri occhi, e intanto Cherubini ci apparve solo un uomo sensibile della parte avversa, sebbene moderato e corretto, Crescentini era mosso da una tale veemenza che sembrava esser diventata sua la nostra causa, provando un profondo dolore assieme a noi. Si conquistò così tutta la mia gratitudine ed ancora oggi, dopo trenta lunghi anni, ripenso con piacere a quelle due interessanti conoscenze.”

 

8 Febbraio 1806   

 

Nel 1806 Crescentini venne ingaggiato presso Parigi, dopo il successo ad Austerlitz di Napoleone, e la Allgemeine Musikalische Zeitung con sarcasmo scriveva:

“E’ cosa già risaputa anche in altri giornali che il celebre cantante Crescentini è divenuto parte dei tesori d’arte che l’imperatore Napoleone ha trasportato da Vienna a Parigi.
Crescentini riceve un onorario di 30.000 livres. I giornali francesi hanno elevato inni esultando sul fatto che anche Parigi finalmente possederà per la vecchia opera italiana quanto c’è oggi di meglio, di più grande, etc. Primi amanti ed eroi che cantano in registro soprano! Tuttavia queste esternazioni di jubilo sono state premature, poiché Napoleone ha promesso a Crescentini che non dovrà cantare in teatro, così si risparmierà la voce.”

 

1816: Louis Spohr incontra Crescentini   

 

Nel dicembre del 1816 il giovane compositore e violinista di trentadue anni, Louis Sphor, ebbe l’occasione di conoscere Girolamo Crescentini a Roma, mentre assisteva ad una rappresentazione operistica:

“Sedevo accanto a colui che un tempo era il più stimato e grande cantante: Crescentini (che pare che oggi abbia completamente perso la voce, sebbene sia arrivato alla giovanile età di cinquanta anni). Ebbi il piacere di constatare che la sua opinione sullo stato attuale della musica in Italia coincideva con il mio. La sua conversazione rivela l’artista colto e avulso da pregiudizi. Si lamentò che ultimamente la tradizione del bel canto, l’unica cosa in cui gli italiani si sono distinti, si stesse perdendo sempre di più e disse di aver trovato, specie nel suo ultimo viaggio dalla Francia in Italia (credo che fosse stato a Parigi) un gusto corrotto e frivolo, che dell’antico, straordinario metodo dei suoi tempi non restava più nessuna traccia. Anche per lui, che ha ascoltato molta buona musica in Germania e in Francia, l’insulsaggine e la scorrettezza della nuova musica italiana fanno orrore.”

 


Ombra adorata, aspetta



Fetis, compositore e musicologo in occasione dell’ascolto del cavallo di battaglia di Crescentini, “Ombra adorata, aspetta” cantanta dal personaggio Romeo, ci narra le seguenti sensazioni:

“Mai la sublimità del canto e dell’arte rammatica giunse maggiormente in alto. L’ingresso di Romeo nel terzo atto, la sua preghiera, il suo grido di disperazione, l’aria “Ombra adorata, aspetta” furono di tale impatto che Napoleone e tutti gli spettatori si sciolsero in lacrime e l’imperatore, per esprimergli la sua soddisfazione, gli inviò l’ordine della corona di Ferro, che lo elevava al rango dell’aristocrazia.”

Nella “Kreisleriana” il trentaseienne Ernst Theodor Amadeus Hoffmann dedicò all’aria “Ombra adorata, aspetta” un intero capitolo, nell’estate del 1832.

“La pausa fu molto lunga. E poi riprese il ritornello di un’aria – una pagina di carattere sobrio, affettuoso, e molto toccante. Pareva evocare la nostalgia con cui le anime buone aspirano al cielo, ove ritroveranno tutto ciò che hanno amato e che hanno perso brutalmente in vita.
Ed ecco, come un raggio di luce celestiale, salire sopra l’orchestra una soave voce:
“Tranquillo io son – tra poco teco sarò, mia vita!”
Nessuno potrebbe esser in grado di descrivere la sensazione che provai! Il morso del dolore si stemperò in una grande malinconia, vero balsamo del cielo sulle mie ferite. Riuscii a dimenticare tutto, rapito dall’ascolto di quelle note consolatrici, capaci di scendere su di me da un altro mondo.
Il tema dell’aria “Ombra Adorata” si mantiene disadorno come il recitativo, ed è ugualmente espressivo e commovente. Tratta lo stato d’animo di chi si solleva al di sopra del dolore umano, nella speranza di trovare un riscontro ad ogni promessa in un mondo più alto e migliore.
Tutto si mantiene naturale senza artifizi, in questa semplice composizione! I periodi musicali si muovono nel solo ambito della tonica e della dominante, senza modulazioni stridenti, senza figurazioni ricercate. Il canto fluisce come n argenteo fiume fra sonde fiorite. Ma non consiste appunto in questo la magia del maestro compositore? Nel dare alla più sobria delle melodie, alla meno artificiosa delle strutture, l’irresistibile forza di commuovere gli animi sensibili e recettivi? La stupenda purezza dei melismi – vero tripudio canoro di angeliche entità – solleva l’anima in rapido volo fra le nubi luminose.
Come tutte le pagine profondamente sentite dall’autore, questa aria vuole essere ripresa in profondità e venire eseguita con lo spirito – vorrei dire, con l’esplicito presagio della trascendenza - insito della melodia. Sia l’aria che il recitativo hanno avuto abbellimenti conformi al gusto italiano. Ma non è splendido che il modo con cui l’autore stesso - il grande maestro di canto Crescentini –eseguiva e fioriva l’aria, ci sia stato trasmesso come una tradizione, così che nessuno ardisca mai più apportarle impunemente altri abbellimenti arbitrari? Con quanta intelligenza Crescentini ha studiato queste fioriture, apparentemente casuali, al solo scopo di rendere più incisivo il pezzo! Esse sono come la smagliante acconciatura che abbellisce il viso gentile della fanciulla amata, accentuandone lo splendore degli occhi, rilevandole il colorito delle labbra, l’incarnato delle guance.”



 

 

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A cura di  Arsace

 

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Ultimo aggiornamento: 17-10-21