Il Teatro di Via della Pergola a Firenze

 

La via della Pergola, similmente ad altre vie che restavano fuori delle mura del primo e del secondo cerchio della città di Firenze, deve il suo nome ad un reticolato a grata di pali, stecconi ed altri virgulti a foggia di palco e di volta, sopra i quali si mandavano le viti, che si chiamavano "Pergole" o "Pergolati".

L'Accademia degli Immobili iniziò da un semplice agglomerato di gentiluomini fiorentini che si dilettavano in conversazioni, si riunivano ara in una casa ora in un'altra per discutere di esercizi cavallereschi.

Il Principe Lorenzo de' Medici, figlio del gran duca Ferdinando I°, li prese sotto la sua ala protettiva, tanto che "diede loro il suo casino o palazzo situato in Parione" - scrive un coevo.

Tale palazzo è compreso nel Palazzo Corsini. In questa sede i congregati si rinforzarono e di denominarono ufficialemnte "Accademia degli Immobili", con l'impresa di un mulino a vento e col motto "In sua movenza è fermo".

Da questo palazzo successivamente l'Accademia trasferì la sua sede in "Via del Cocomero", dove, ottenuto in affitto uno stanzone da Niccolò Ughi, si operò una trasformazione: quell'immobile si ridusse in un teatro dove vennero recitate molte commedie in prosa e in musica.

Tuttavia ritenendo il locale troppo angusto, l'Accademia finì per dividersi: la parte più aristocratica, capeggiata dal Cardinale Giovan Carlo, successore di Lorenzo de Medici nell'Accademia che era morto il 15 novembre 1648, prese il nome e l'impresa, installandola in via della Pergola, in un "Tiratoio" dell'Arte della Lana, che dal 1652 al 1657 venne trasformato in un magnifico Teatro.

Settimanni Diario Fiorentino . X . 1645 - 1659

N. 323 - 1652

"Addi XXX di Luglio 1652, martedì

L'arte della Lana di Firenze diede a Livello perpetuo al gig. Cardinale Gio. Carlo de' Medici, Protettore degli Accademici Immobili, un Tiratojo posto in Via della Pergola, le quattro casette situate fra detta strada, ed il Tiratojo, e lo spazio che lo circonda da quatro parti, e l'Orto contiguo verso Levante, con la facoltà di murarne la superficie, e forma, e ridurre il tutto come gli fusse piaciuto per servizio degli Accademici Immobili con annuo canone di scudi 45, come per strumento rogato da F. Agostino Cerretesi Cancelliere delle Decime Ducali, in detto giorno".

L'architetto che si occupò della realizzazione del Teatro fu Ferdinando Tacca, figlio del celebre Pietro, e la sua opera fu celebrata come grande e stupenda.

Proscenio e Sipario del Teatro della Pergola nel 1657

Un coevo scrisse:

"In questo amplo edificio fu insieme congiunto il meglio di tutti gli altri teatri d'Italia, e ciò con sì squisita e ben regolata misura, che riguardandosi a parte a parte gli abbellimenti e l'ampiezza non tolgono alcun vantaggio a gli agi, et alle comodità, nè queste pregiudican punto la sontuosità, et alla bellezza di quelle. 

Egli è Situato per entro un recinto di stanze, e di cortili, che lo dilungano dai tumulti della contrada, onde non s'oda strepito alcuno nelle operazioni di dentro; ivi poi si perviene per diversi anditi, e per molte porte variamente destinate, a ciò che più tosto s'empia, e più celeremente (terminate le azioni) si voti di gente; si fa innanzi altrui a prima vista quella parte, ove hanno gli uditori largo ricetto di sì maravigliosa proporzione, che ben si riconosce esser vere quelle naturali Seste, che dicea il nostro gran Michelagnolo aver poste la natura a ciascheduno ne gli occhi, imperciocchè non vi ha chi subitamente non ravvisi quell' armonioso accordo, e quella perfetta simmetria, che in un attimo, quel tutto insieme mirando, empie gli sguardi, e sazia gli animi altrui d'un intero compiacimento, e diletto. 

Si rispondono tutte le parti ciascuna verso di sè con mirabil disponimento, e bellezza di pitture, e di colonne di pietra in bell'ordine dorico e con nobile struttura disposte, le quali lasciandosi sotto ampio sfogo per dar luogo a molte scale lungo le pareti ad uso degli uditori, sostengono tre ordini di nobili, e ben capaci gabinetti, distinti, e situati in guisa, che formano il dintorno di figura ovata, e questi dipinti sono con architetture, ed ornamenti d'ordine composito, che alla soffitta, al proscenio, ed a tutte le altre membra collegati si riconoscono; ma rimane nulladimeno così spazioso campo nel mezo, che con ogni maggior comodo ci si adagiano in gran numero gli spettatori, senza che l'uno ristringa il luogo, ed occupi la vista dell'altro. 

Sono questi siti scompartiti da varie fila di balaustri, i quali separano gli spazi de gli uomini da que' delle donne, e queste dal Trono de 'Principi esposto nel mezo sotto il Baldacchino , ove si viene per un passo libero, che divide il teatro in due parti, e che se ne cammina diritto sino alla orchestra de' musici, principiando da un appartamento posto in fondo di contro alla scena per più agio de' Serenissimi Principi, donde si gode con gli occhi, e con l'udito ogn'azione, senza esporsi al soperchio caldo de' fiati: ma volendo in qualunque tempo passarsene possono a' lor seggi , che nè pur uno a levarsi in piedi , se non per atto di riverenza è costretto. Sotto di esso parimente un altro passaggio sotterraneo si racchiude, che fa capo al medesimo Trono, e pe 'l quale può il sig. Cardinale Serenissimo girsene alle scene, e quindi tornare al Trono, senza che niuno anco se ne accorga ; ed è insomma tutto insieme composto di così ben regolata figura, e di tale ampiezza proporzionata, e con sì discreta maniera digradati i sederi, che da gli ultimi luoghi, come da i primi , e da' lati , come da' mezi ugualmente s'odono le parole, e le voci , e scorgonsi le operazioni. 

II Prospetto poi del proscenio si forma di sopra da ricco architrave , sopra del quale nobili mensole reggono un cornicione di finissima scoltura, che d'intorno ricorre; e tutto questo posando da' lati sopra due sodi di pietra, riceve il più forte sostenimento da quattro colonne da banda finte di diaspro orientale, cui avvolticchiano viticci d'oro dalle lor basi a' capitelli pure di bronzo dorato, che hanno sotto il loro imbasamento tutto scolpito di bassirilievi.; le quali fanno luogo ne' loro mezi a due statue di bronzo dorato anch'elleno di marmo bianco di grande altezza, che l'una la Verità rappresenta, e l'altra la Menzogna, facendo sovente insieme ne favolosi componimenti nobile, ed appropriato concerto; sotto l'architrave si vede incurvarsi un arco grandissimo , che tutto il voto da l'un canto, all'altro comprende, e nella più eccelsa parte di esso pende dal cornicione entro a ricco scudo tutto lumeggiato d' oro l'impresa degli Accademici Immobili, la quale un Mulino a vento si è, co 'l motto: IN SUA MOVENZA FERMO, denotando come tutte le loro azioni quantunque spiritose, e vivaci hanno sempre per ben saldo fondamento la fermezza della virtù.

Nel concavo poi di quell'arco si apre la scena, la quale riempie gli occhi d'inusitato stupore, perché ella è, senza arrogere al vero, la più vasta per ogni intorno , la più alta, e la più ampia d'apertura, e di luce, che si sia veduta per alcun tempo sin'ora, nulladimeno distendesi solo a quel maggior segno, che là larghezza noti tolga ai lumi de' lati il poter giungere co' raggi loro all'illuminazione de' mezi, avvenga che alle bande avesse più ampio campo, dove si ebbe per meglio un ordine di grandi, e più stanze ad uso, e comodo delle scene, e de gl' Interlocutori per lo esser contigue, et al medesimo piano del Palco. Ma bene si lascia dietro spazio così smisurato, senza intoppo veruno, che un'occhiata appena il misura, dando agevolezza all' ingegnero di rappresentare vere lontananze, e non finte.

E qui tralascio di considerare l'altezza, e l'agilità delle prospettive, ed i cambiamenti loro senza numero, la maestria delle pitture, e de gl' intagli, che le fanno mirabilmente spiccare, e danno loro il rilievo nella maggior chiarezza del giorno , le boscaglie intere d'alberi isolati, e di simiglianti colonne le logge , che in un batter d'occhio vengono, e simigliantemente spariscono, e sì i vari , et inusitati giri di grandissime macchine, e la facilità impareggiabile dei lor moti, che di vero troppo sarebbe s' io volessi ogni minima bellezza ed ogni particolare comodità più partitamente descrivere.

Nella tenda del Proscenio cori una leggiadra, ed ingegnosa pittura, si scopre di lungi la vista di Firenze, e avanti il fiume Arno, e la Sieve, che mettono in mezo il Monte Parnaso, sopra il quale sembra, che Apollo qua si trasporti tal' ora, lasciando Peneo, ed Ippocrene, e goda di festeggiar con le Muse sotto sì fortunato cielo; essendo nel rimanente con vari, e ricchi rabeschi, e con vago artifizio adorna , e distinta , ove diversi Angoletti intrameschiati si scorgono reggere di sopra nel mezo con bizzarro disegno l'Arme del loro Serenissimo Protettore."

Teatro della Pergola nel 1657 visto dal Proscenio

 

 

Ballabile nel Tempio di Giunone nell'Isola di Samo nell'Opera-ballo ERCOLE IN TEBE,

rappresentazione al Teatro La Pergola di Luglio 1661