Se da aprile ad ottobre, flotte di visitatori si riversano nei viali trecentenari del Parco di Versailles e successivamente per vedere l'incantesimo delle sue acque zampillanti, la festa sontuosa - e quanto poco sontuosa - data il 17 Agosto 1661 in onore di Luigi XIV al castello di Vaux-le-Vicomte, proprietà del sovrintendente delle Finanze Nicolas Fouquet, rimane nella memoria fino ad oggi. E' il più bel castello del Reame, incastonato da ammirevoli getti d'acqua concepite dal fontaniere Robillard, stupisce il giovane Re di soli 22 anni, ma infiamma, e non poco, anche la sua gelosia. 

E' necessario per il monarca, colpito nel vivo da questo smacco, un palazzo che sia una sua propria creatura, un castello adornato da un parco di cui le pianificazioni idrauliche sublimarono lo splendore della costruzione. 

Per fare di più e meglio del suo sovrintendente, che si dice abbia mescolato vergognosamente le sue casse personali con quelle del Regno, il Borbone vuole realizzare il suo desiderio sul dominio di Versailles, dove non si ergeva che un modesto castello eredidato da suo padre, Luigi XIII°. Era forse un'area ideale per costruire e far esaltare la sua magnificenza? No veramente. 

Costruito su dei terreni paludosi che conveniva bonificare, la costruzione, contrariamente a Vaux, che ospita chi ospita ad un livello inferiore rispetto al fiume dell'Anqueil, si trova 142 metri sotto il livello della Senna, e nessun corso d'acqua scorre nelle vicinanze. Ciò equivale a dire che era una zona ingrata, se non la peggiore per soddisfare i fabbisogni d'acqua delle fontane, che desiderava il Re. Ad aggravare il quadro della situazione, si aggiunga che le conoscenze idrauliche dell'epoca, erano rimaste sostanzialmente a quelle dei romani nell'antichità. 

"I mezzi tecnici a disposizione degli ingegneri dell'epoca sono rudimentali" - commenta Daniella Malnar, collegata al Servizio delle Fontane del Castello di Versailles - "le tubature sono fatte d tronchi d'albero forati, di cuoio o di vasellame, che non resistevano a forti pressioni. Quanto alle condutture in piombo, esse cedevano nelel lunghe distanze".

Alla morte di Luigi XIII, lo stagno di Clagny, situato a Nord del castello, alimentato da dei ruscelli di poca importanza e molto arenato, costituisce l'unica risorsa d'acqua del castello di Versailles. Una pompa a pistoni, azionata da un cavallo, permetteva di riversare quotidianamente 600 metri cubi di acqua in una riserva di 100 metri cubi., appena sufficiente per far funzionare le prime fontane del parco.

Per perfezionare questa modesta installazione, una nuova pompa, realizzata nel 1663 dall'intendente delle fontane Denis Jolly, funzionava con l'aiuto di due coppie di cavalli ed alimenta una riserva in piombo. La capacità di quest'ultimo si rivelerà ben presto insoddisfacente per vedere in azione tutte le fontane assieme e in continuazione.

In basso a destra, lo stagno di Clagny (1663)

François Francine, intendente delle acque e fontane del Re, e suo figlio Pierre fanno allora edificare nel 1666 un'altra riserva di 580 metri cubi, nascosta dentro quella che nel parco veniva chiamata la Grotta di Teti (oggi scomparsa poichè l'area è occpata dal vestibolo della Cappella Reale). I Francine completano il dispositvo impostando 3 mulini a vento (situati nell'area oggi occupata da Rue Exelmans), che spingono l'acqua nello stagno di Clagny attraverso una catena di tazze e la fanno risalire, attraverso pianerottoli in successione, fino alle fontane della Terrazza del castello. Tutti questi sforzi portarono un tornaconto: il 17 agosto 1666, Luigi XIV° può inaugurare i primi Grandes Eaux.

Ma sebbene piacesse lo spettacolo dato da una dozzina di fontane allora in funzione non potevano valere quanto lo spettacolo che il Re si era sorbito a Vaux-le-Vicomte, e dunque questa cosa finiva per adombrare questa presentazione del 1666. Per risolvere questo problema non c'era altra stradda che reperire nuove acque più lontane, se Luigi XIV voleva surclassare Vaux e pompare acqua a Versailles di profusione tale da far sì "che non tacciano nè di giorno nè di notte", secondo il detto di Bossuet.

Sorge così l'idea di convogliare l'acqua della Biévre fino a Versailles.

Veduta della Reggia dall'altipiano di Satory

Stagno La Miniere dall'altipiano Satory

Nel 1668 lo stagno di Val è artificialmente creato grazie ad una barriera su questo fiume. L'acqua deve attraversare la depressione dello stagno degli Svizzeri attraverso un sifone in ghisa per risalire sul piano di Satory e ricongiungersi alla Grotta di Teti.

Per risolvere una volta per tutte il problema dell'alimentazione delle fontane, Pierre-Paul Riquet, il creatore del Canal du Midi, suggerisce di condurre la Loira a Versailles attraverso un canale.

Il Re presta un orecchio attento a questa proposta e "un contratto di 2.400.000 lire è sul punto di essere sottoscritto, quando Colbert, prudente, incarica l'abate Jean Picard, astronomo e geodesiano membro della Accademia Reale delle Scienze, di effettuare un calcolo di livello della pendenza" spiega Jean Siaud, coautore di una sintesi limpida sui lavori di pianificazione idraulica a Versailles (1). "Picard, che ha messo a punto un livellamento di una precisione estrema pari a 1 cm/Km, quando il margine di errore di calcolo dei precedenti strumenti si avvicinavano a 10m/km, dimostra che il livello della Loira dove Riquet pensava di poterla catturare e convogliare, era più basso di quello di Versailles ... (cosa che comportava un progetto vano, perche non si poteva sfruttare la pendenza del terrreno per apportare acqua al castello dalla Loira)".

Il progetto irrealizzabile cade nell'acqua. Preoccupato di suscitare la delusione in Colbert, il sapiente abate esamina gli ambienti circostanti di Versailles e scopre che gli stagni situati sui piani di Trappes e di Bois d'Arcy, nella zona sud del dominio Reale, sono più alti dei serbatoi di Versailles, e che l'acqua di questi stagni scorre attraverso due gole nella vallata della Biévre. Queste due gole sono barricate da delle alzate di terra al fine di formare due stagni artificiali destinati a raccogliere le acque piovane della regionre, le quali sono instradate fino a Versailles da un acquedotto di un chilometro e mezzo di lunghezza che costeggia  e poi attraversa la collina di Satory. Nel 1678, le fontane possono alla fine funzionare tutti i giorni, e questo per parecchie ore. 

Si era raggiunto un netto progresso, ma ciò non impedisce a Colbert l'anno successivo di ordinare a Thomas Gobert, intendente delel costruzioni del Re, la costruzione di un altro "reticolo gravitario", cioè una rete utilizzante solo il peso dell'acqua. Tra le vallate della Biévre e dell'Yvette, si trova in effetti un piano strapiombante di una ventina di metri verso la corte del castello di Versailles. "Da dove l'idea di Colbert di convogliare i rigoli delle acque piovane cadenti su questo piano che presenta una depressione al suo centro, e di raggrupparle in una corona di stagni scavati in questa depressione" dice Jean Siaud.

Appena detto e quasi appena fatto: Gobert sistema gli stagni di Saclay, di Pré-cols, d'Orsigny,del Trou-Salé e di Villiers. L'acqua si concentra attraverso la vallata della Biévre al livello di Buc, prendendo in prestito un sifone formato da due tubature in ghisa. Ma "la pressione dell'acqua esercitata nelle tubature in fondo alla valle riesce a superare la resistenza delle giunture di piombo e di cuoio" - ritiene Daniella Malnair. 

"Per rimediare a questo problema, il potere ordina la costruzione, tra il 1683 ed il 1684, di un acquedotto a due piani e 19 arcate lungo 585 metri ed alto 45 metri"

L'acqua avanza ormai da questa costruzione, imponendosi fino al quadrato di Saclay, prima di gettarsi nelle riserve del Parco dei cervi (ancora chiamato "riserva Gobert" di una capacità di 45.000 metri cubi), al sud-est del castello.

Problema: questa rosa di "stagni inferiori". come indica il suo nome, non può che alimentare i bacini posti sotto le aiuole del castello. Nel 1684, il sogno di Versailles senza soste animata dalle acque esige la creazione di un terzo sistema di gravitazione per alimentare le fontane, poste  nella parte superiore del dominio. Louvois, che ha appena preso il posto di Colbert, affida questa rogna al matematico, fisico ed astronomo Philippe de la Hire, allievo di Picard. Nuovi stagni artificiali nella sommità dell'area che si estende da Trappe a Maintenon, nella vallata dell'Eure, vedono la luce. Allo stesso modo, 60 chilometri di rigagnoli sono scavati per convogliare tutta questa acqua verso un fiume di 20 km di lunghezza, parzialmente sotterraneo, tra il punto più elevato della rete, lo stagno de la Tour (177 metri di altezza), vicino a Rambouillet, e i serbatoi di Montbauron. Nel 1668, le reti inferiori e superiori si riuniscono appontando acqua attraverso il canale di Guyancourt.

La Fontana dell'Obelisco - Versailles

L'insieme delle reti gravitazionali, ahimè, si rivela nettamente insufficiente per assicurare l'approvigionamento permanente di un parco  le cui fontane, con i migliori effetti acquatici, rende insaziabile. Una volta ancora, bisogna andare a cercare i preziosi liquidi altrove. A mali estremi, estremi rimedi. Fin dal 1680, Luigi XIV ingiunge agli "esperti nelle cose idrauliche" di "far risalire la Senna fino a Versailles".

Il barone Arnold de Ville si fa carico di soddisfare il progetto Reale. 

Conoscendo nel suo paese una macchina capace di sollevare l'acqua di 50 metri, chiede ad un artigiano carpentiere , chiamato Rennequin Sualem, di preparare una progettazione. Un prototipo in scala della suddetta macchina è testata, con successo, a Saint-Germain-en-Laye. 

Il cantiere, titanico, viene aviato nel 1681. Obiettivo: far risalire l'acqua della Senna di pià di 160 metri di altezza!

Il Barone Arnold de Ville

"Una barriera viene costruita tra Port-Marly e Bezons, in modo che un canale limitato da una barriera che arrestava la velocità dell'acqua - dice Daniella Malnar. Una caduta d'acqua di 2 metri fa girare 14 ruote di 12 metri di diametro, che azionano in continuazione una serie di pompe su tre stadi su una rete di canali percorrenti 700 m di collina. L'acquedotto di oouveciennes, costruito da Mansart e ungo 643 metri, riceve questa acua e la conbduce fino alle riserve delle Deux Portes".

La Macchina di Marly

La macchina rivoluzionaria, la cui costruzione ha mobilitato 1.800 operai e che promette di convogliare 6.000 metri cubi di acqua per giorno, viene inaugurata da Luigi XIV° il 13 Giugno 1684. Il suo buon funzionamento estasia tutta la Corte. Un entusiasmo, comunque, presto deluso. Le bacchette, gli ingranaggi, le bielle, ed altre manovelle di questo "mostro" di 800 tonnellate di acciaio e anche di piombo, 17.000 tonnellate di ferro e circa 100.000 di legno, si consumano e si rompono, a causa degli attriti.

Malgrado le manutenzioni quotidiane che una squadra di carpentieri, fabbri, asfaltatori e idraulici effettuate su questo colossale e rumoroso oggetto, "senza ombra di dubbio il più complesso del XVII° secolo" - osserva Jean Siaud - pompa sempre meno acqua. Rapidamente, la Fragile macchina di Marly non fornì che 3.200 metri cubi per giorno, ben lontani dai 5.000 metri cubi dei primi giorni....

Un rendimento deludente che non faceva tuttavia affondare la speranza di vedere l'acqua colare dalle fontane a flotti a Versailles per alimentare tutti i suoi canali, i bacini, le cascate e i 1.400 getti d'acqua del parco.

Quale poteva essere la soluzione miracolosa per ottenre 50.000 metri cubi di acqua per giorno?

Far confluire le acque del fiume Eure!

Monsieur de la Hire aveva confermato la fattibilità del progetto. Vauban riceve l'ordine da Louvois di scavare un canale di circa 80 Km, a cielo aperto e di pendenza regolare dai 14 ai 17 cm per km, tra Pontgouin, non lontano da Chartres, e lo stagno de la Tour, già collegato agli stagni superiori.

Il cantiere, che inizia nel 1685, impiega circa 30.000 uomini. Per attraversare le vallate di Berchères e di Maintenon, Louvois decide la costruzione di un acquedotto di più di 17 km, comprendendo tre livelli di arcate e culminante in altezza per 72 metri. Era un progetto faraonico ridimensionato, poichè si opta alla fine per due acquedotti con misure più ragionevoli.: uno di 1.000 metri per attraversare l'Eure a Berchères, l'altro di 5.000 metri a Maintenon, di cui rimane qualche troncone divorato dalla vegetazione.

Ma i lavori vengono interrotti nella primavera del 1688, per due ragioni: la morte di 6.000 uomini di febbri malariche nel 1687, sul cantiere e soprattutto l'inizio della terribile guerra di Nove anni che obbliga Luigi XIV a mettersi in battaglia contro le armate della Lega d'Asburgo.

Alla fine delle ostilità, nel 1697, Louvois è morto e le finanze sono a terra. I lavori, che sarebbero costati 9 milioni di lire, non riprenderanno mai.

Volte di alcuni serbatoi sotterranei di Versailles

Per calcolare la relazione fra l'altezza dei serbatoi e l'altezza dei getti, verificare il livello dell'acqua negli stessi serbatoi,  pulirli e impermeabilizzare le loro volte, sostenere circa 30 km di canali che seguono il tracciato dei viali e che attraversano le aiuole evitando accuratamente i boschetti (dove gli interventi di manutenzione sarebbero stati dificili), riparare le murature dei bacini, supervisionare il funzionamento delle fontane durante il passaggio del Re... una dozzina di "garçons fontainiers (ragazzi-fontanieri)" sono indaffaratissimi. 

Mancando l'acqua per azionare contemporaneamente tutti i getti, questo personale si dedica ad un gioco sofisticato di apertura e chiusura dei condotti a seconda del tragitto seguito dal visitatore del giardino, armati di una chiave fatta a lira per aprire e chiudere le valvole e di fischietti per comunicare fra loro.

I Garçons Fontainiers usavano abiti che mimetizzavano nel giradino

A partire dal 1670, le condutture in piombo, uniti fra loro da rondelle di cuoio e di resina o da delle saldature a cucchiaio a coste, cedono progressivamente il posto alle tubature in ferro, abbastanza resistenti ma meno costose. Non ci sono piccole economie tuttavia, dal momento che gestire un parco i cui getti d'acqua consumano 6.300 metri cubi di acqua per ora avrebbe inghiottito più di un terzo del budget globale del cantiere di Versailles.

(1) Trois siécles d'eau à Versailles pour le château et pour la ville - de Jean Siaud et Pierre Desnos. Association des Riverains Etats-Unis Pershing, 2009.

A cura di

Arsace da Versailles

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