1624 : la Versailles degli esordi

 

Esiste una tale concezione d’insieme in Versailles, che  abbiamo oggi sotto gli occhi, che ci risulta difficile immaginare che questo Palazzo sia stato costruito con elementi eterogenei  riuniti a caso, attraverso stadi successivi, con ripensamenti, esitazioni, rimesse in opera.

Lo si vede bene, tuttavia, quando arriviamo:  è molto chiaro che questo Palazzo  ha una facciata che si erge verso l’alto, ed un’altra opposta.

Verso la città, una architettura di mattoni e pietre, con dei tetti d’ardesia, e che sarebbe ben omogeneo se Luigi XV°, molto tardi, nel 1770, non avesse lasciato intraprendere la ricostruzione totale di cui Gabriel sognava da molto tempo, e che fu interrotta a causa di mancanza di denaro. Verso il parco, un altro mondo, immenso, con una omogeneità perfetta.

Ma questi due volti di Versailles non possono mai esser visti con uno sguardo solo: si danno le spalle. Si può aver dimenticato una facciata quando si vede l’altra e non si ha mai sotto gli occhi, come a Blois per esempio, la giustapposizione dei loro stili.

Nulla destinava Versailles ad essere questo palazzo maestoso che noi oggi conosciamo: anzi sarebbe da affermare che tutto portava proprio a non esser quello che vediamo noi oggi. Il Castello fu voluto da Luigi XIII° per essere una specie di rifugio, una casa agreste per fuggire la Corte ed i suoi rituali, per consacrarsi ai suoi soli piaceri: la caccia e la musica suonata fra amici. Non se ne deve dubitare: è consciamente che ha voluto “questo piccolo castello per la costruzione del quale un semplice gentiluomo non potrebbe vantarsi”, come diceva con un briciolo di condiscendenza il maresciallo de Bassompierre (qui a lato).

Non erano presenti camere per la Regina e le sue dame e nessun statuto ufficiale di “Residenza Reale”, come Saint-Germain o Fontainebleau. Un ricovero.. Luigi XIII° lo ha intrapreso nel 1623, poi ingrandito nel 1631 fino al 1634: “Una piccola casa per ricreazione”, come la descrisse un ambasciatore veneziano. Nessun ricevimento, nessuna riunione di consiglio coi ministri: : questo perché nessuno aveva motivo di diffidare il giorno in cui il Re vi convocò il cardinale Richelieu in segreto. Questo fu il Giorno degli Inganni

Il Re di Francia Luigi XIII°

La sua architettura di mattoni e di pietre, i suoi tetti d’ardesia erano già fuori moda nel 1630, ma forse è questo che ha voluto, in cerca di nessuna apparenza, nessuna maestosità, nessun lusso. Un semplice corpo di stanze fuori dalla corte, due ali intorno, con all’inizio delle stesse, un modesto padiglione: era tutto. E’ quello che possiamo vedere un po’ ancora oggi nella Corte di Marmo, leggermente arricchita da Luigi XIV°, ma non trasformata nella sua struttura.

All’inizio del suo Regno Luigi XIV° non variò nulla nella compito di questo piccolo castello, se non  che l’estensione delle feste che vi diede, che furono a sua immagine, e non simili a quelle del Re malinconico e solitario che era suo padre. E’ sempre una “piccola casa”, e sempre ”per ricreatione” . La differenza è che i Piaceri dell’Isola Incantata sono offerti per 500 invitati nel parco: vi si vide la PRINCIPESSE D’ELIDE, ed il primo TARTUFO, vi si disputa dei tornei e, spesso vi si caccia. Luigi XIV° ingrandisce le dipendenze dell’avanti-corte, concepite da Philibert le Roy e fece costruire, senza cambiare nulla allo stile, due costruzioni parallele. E’ tutto, a parte un po’ di decorazione, e,  essendo il Re Sole quello che è, del posto per le dame, con degli interni più raffinati.

E’ sul parco che si lavora, sempre più lontano, al di là del Bacino di Apollo (allora si chiamava il Bacino dei Cigni), e . fin dal 1667, il Gran Canale. Le Notre è già al lavoro. La sola vera novità fu la Grotta di Teti, squisita invenzione italianeggiante e barocca che affascinò La Fontaine e che finì per sparire 20 anni più tardi.

 

Perché Luigi XIV° decise nel 1668 di ingrandire il suo piccolo castello? Non per farne la residenza fissa, poiché questa fu una decisione presa nel 1677, ma per avere una residenza di campagna, degna di Lui e della sua Corte. E’ allora che comincia veramente, capitolo dopo capitolo, l’avventura di Versailles che si conosce, che inizia ad svilupparsi lentamente, per tappe. E’ affascinante seguire le esitazioni del Re: si deve procedere all’abbattimento del castello di Luigi XIII°, che Colbert e tutti gli architetti detestano? Finalmente non lo si farà. Luigi XIV° impose la sua volontà, affermando che “lo si potrebbe abbattere tanto quanto si vuole, ma io lo rifarei ricostruite tale e quale, senza cambiarvi niente”.

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A cura di

Arsace da Versailles