1686: Versailles accoglie il Siam

 

 

La funzione della galleria era triplice; inizialmente essere un passaggio: doveva infatti permettere di andare da un lato all'altro del palazzo, senza attraversare gli Appartamenti. Questa è una novità relativa (si può appena immaginare l'andirivieni nei castelli di un tempo).

In seguito, La Galleria degli Specchi fu un luogo di riunione, di feste e di balli. Si aprono le porte degli Appartamenti del Re e nella rientranza si collocavano i musicisti per la Corrente ed il Minuetto.

Infine, ma molto raramente, ebbe la funzione di essere il teatro di Grandi Cerimonie Ufficiali; il ricevimento degli ambasciatori si faceva infatti di norma nella Camera del Re: era questa, secondo la vecchia tradizione medioevale, che era il luogo di primo piano: si faceva nell'atto di passare una riverenza davanti al letto del Re. Una Galleria, per quanto bella, non era che una Galleria: bisognava avere nello spirito la Gerarchia dei vecchi protocolli...

Così, gli ambasciatori che furono ricevuti nella Galleria degli Specchi non furono nè quelli del Re d'Inghilterra, nè del Re di Spagna, nè dell'Imperatore. Ma vi si ricevette il Doge di Genova, che si voleva umiliare; fu teatro dell'accoglienza dello Shah di Persia nel 1715, e di quello del Re del Siam. Bisogna cogliere simultaneamente i due estremi di questo strano paradosso: più apparente semplicità per l'inviato di Filippo IV che per quelli di Phra Narai; più sontuosità apparente per Méhémet Réza che per Leopoldo: ma è una illusione. 

In realtà la sontuosità del ricevimento degli ambasciatori delle estremità del mondo era un segnale della Gloria del Re Sole. Non vi furono dunque durante il suo Regno che tre udienze solenni nella Galleria degli Specchi.

Perchè il Siam? Per offuscare gli Olandesi, sicuramente. Essi facevano troppi commerci laggiù. Li si aveva battutisi era firmato il Trattato di Nimega, ma era necessario mortificarli fino nelle loro più remote regioni, e manifestarlo al mondo nello splendore. Il Siam  era, tra la Cina e l'India, un paese florido, civilizzato, e di cui il buddismo era tollerante. Le andate e le venute da Versailles a Ayunthia si moltiplicarono con l'abate de Choisy. 

Una prima ambasciata di Phra Narai fece naufragio nel 1681, e non arrivò mai. 

Una seconda ambasciata fu ricevuta nella Galleria degli Specchi nel 1684, ma che circostanza! non si era ancora al massimo. Una folla enorme si pressava nella Galleria che "gli ambasciatori, abituati al profondo rispetto e ad un gran silenzio che si teneva in presenza del loro Re, non poterono osservarlo a causa della folla. Essi erano molto sorpresi di sentire il mormorio confuso e di vedere che ci si pressava così intensamente per potersi avvicinare alla persona del Principe. Alcuni lo anticipavano, gli altri lo seguivano e la maggior parte era ai suoi lati, non più di 5 o 6 passi da noi, tanto che era necessario dire "Ecco il Re!". Allora subito, io feci prosternare i Siamesi, coi loro visi rivolti verso terra e con le mani giunte, allo stesso modo che io avevo visto davanti al Re del Siam" .

La Terza ambasciata, il 1° Settembre 1686, fu più ordinata ed organizzata, benchè questa era l'annata della fistola ed il Re era molto sofferente. 

Dopo aver degustato degli A-RA-TI-CHO (carciofi), dei PRA_CHAU (piselli freschi) e delle FRA-BUAY (lamponi), attraversato il Coritle di Marmo sotto il loro parasole al suono di trombe, (Monsieur Delalande scrisse delle arie "Per i siamesi" nelle sue SINFONIE POUR LES SOUPERS DU ROI), in presenza di 1500 spettatori accalcati sulle strade, gli ambasciatori, tenendo in una scatola d'oro la lettera di Phra Narai, entrarono nella Galleria con i loro cappelli a punta che stupirono il pubblico, e dall'estremità, fecero profondi inchini (detti nella loro lingua THAWAI BANGKHOM) e con le mani giunte sulla fronte, avanzarono inchinandosi ad ogni passo verso il trono d'argento del Re rialzato di otto gradini, che marcavano la sua regalità.

Essi si prosternavano, ponendo il viso verso il pavimento, ma lo ammiravano col suo permesso. Il Re aveva detto loro che dopo un sì lungo viaggio, potevano alzare lo sguardo verso di Lui, "perchè nel loro paese - precisa il Marchese des Sourches nelle sue MEMOIRES- non è permesso alzare o sguardo verso il Re". Dopo l'ambasciata, Luigi XIV° essendosi levato per un istante il suo Cappello, "il primo ambasciatore salì per rimettere la lettera del Re del Siam a sua Maestà. Il Re si alzò per prendere la lettera e la ricevette in piedi e scoperto".

Allora essi se ne andarono, camminando all'indietro, con le mani giunte, fino all'altra estremità della Galleria, con inchini ripetuti.

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A Cura di

Arsace da Versailles