(Arpino, 1684 - Napoli, post 1745)

    Francesco Solimena, autoritrattoNegli anni del suo pieno fulgore artistico, Domenico Gizzi prestò servizio, come “Musico soprano”, nella Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, annessa al Duomo, l’altra insigne e prestigiosa istituzione musicale napoletana.

   La Real Cappella del Tesoro di San Gennaro venne costruita a seguito di un voto fatto al Santo Vescovo e Martire, affinché la Città di Napoli fosse salvata dalla peste e terminata nel 1647, ad opera dell'Architetto Grimaldi. Considerata una delle maggiori opere d’arte della Città partenopea e realizzata a forma di croce greca, conserva un ricchissimo altare maggiore, disegnato da Francesco Solimena, alcuni pregevoli dipinti del Domenichino e del Ribera, con splendide statue bronzee ed una luminosa cupola affrescata da Giovanni Lanfranco da Parma.

Nella Cappella sono custodite le reliquie di San Gennaro, Vescovo del III secolo, e, precisamente, il busto, fatto realizzare nel 1305, dal Re di Napoli Carlo II d’Angiò, opera in argento dorato degli orafi provenzali, che contiene le ossa del cranio del Martire e le ampolle con il Sangue, che si scioglie miracolosamente nelle tre festività annuali del Santo.

          Nel Settecento, le sacre funzioni in onore di San GennaroTrionfo di Francesco Solimena si svolgevano con il seguente ordine temporale:

- Primo sabato del mese di maggio, Festa della Traslazione del corpo di San Gennaro, preceduta da una solenne Novena e da due processioni.

- Il 19 settembre, Anniversario del Martirio di San Gennaro, con Novena ed Ottava seguente.

- Festa del Patrocinio di San Gennaro, nella domenica seguente il 16 dicembre, preceduta da un Triduo Solenne.

          Da tempo, i Governatori della Venerabile Cappella del Tesoro di San Gennaro attingevano dalle istituzioni musicali cittadine e dai conservatori i migliori compositori, cantanti e strumentisti, i quali sotto la guida del Maestro di Cappella (responsabile della composizione, esecuzione e scelta dei cantanti solisti), davano sfoggio di virtuosismo ed impeccabile interpretazione musicale durante le grandi festività religiose e nelle funzioni solenni dedicate al Santo.

          Come assicurava la cronaca del Tesoro, Domenico Gizzi era stato chiamato a far parte della compagine musicale, con deliberazione del 19 aprile 1719, perché unanimemente considerato ed apprezzato come "uno dei migliori Virtuosi di tal metallo di voce che presentemente sia in questa fedelissima Città" (1).

         La voce purissima del nostro “Musico soprano”, infatti, si era imposta immediatamente all’attenzione generale, al punto da destare sincera meraviglia, per la tecnica perfetta, la dolcissima intonazione, l’agilità e gli ornamenti, al sommo eleganti.

 Il servizio di cantore prestato da Domenico Gizzi nella Cappella del Tesoro era riguardato come un impegno di particolare rilevanza per un virtuoso del suo valore, poiché il rituale liturgico legato al miracoloso scioglimento del sangue di San Gennaro, costituiva, per la società napoletana,  un grande evento spirituale e civile, da celebrare con sfarzo e con un maestoso apparato armonico, affidato ai migliori musicisti della Città.

San GennaroI festeggiamenti si protraevano per più giorni con un programma musicale ricchissimo, che comprendeva numerosi momenti solenni, fra cui il canto del Te Deum, dopo il miracolo dello scioglimento del sangue del martire, antifone, mottetti ed estese sezioni, intonate dai solisti e dal coro, nel corso delle SS. Messe, dei Vespri Solenni, l’Esposizione del Santissimo Sacramento, la Benedizione Eucaristica ed il canto delle Litanie Lauretane.

          Le celebrazioni del mese di maggio del 1734, durate sette giorni, dal punto di vista musicale, furono segnate dalla presenza assidua di Domenico Gizzi, che, con ben 13 servizi, assunse un ruolo saliente per qualità degli interventi di virtuosismo vocale. Per questa partecipazione, il cantante si vide attribuire dai deputati del Tesoro la somma di 10 ducati e tarì 1.1 (2).

          Domenico cantò al Tesoro fino al 1736, anno in cui venne sostituito dal celebre Gaetano Caffarelli, a causa di una sua nuova assenza da Napoli (3).

          Scorrendo la lista dei nomi dei cantanti al Tesoro di San Gennaro si è presi da un moto di sincera emozione. Vi troviamo, infatti, i maggiori sopranisti dell’epoca: Matteo Sassano, detto Matteuccio, Nicola Grimaldi, detto Nicolino, entrambi chiamati nel 1690 ed il famosissimo Carlo Broschi, detto Farinello "megliore soprano che vi sia e d’ottimi costumi", come candidamente assicurava la cronaca del Tesoro (4).

          Secondo la documentazione archivistica recentemente rinvenuta a Napoli, Domenico Gizzi venne scritturato anche per la cosiddetta “Festa delle Luminarie”, cioè le celebrazioni allestite nelle tre sere del 17-18-19 settembre in onore del “Glorioso San Gennaro” nella piazzetta posta dietro la Cattedrale, dove si ammira la Guglia di San Gennaro, opera di Cosimo Fanzago (5).  

Altare della Real Cappella di San Gennaro a Napoli

L’evento spettacolare delle solenni celebrazioni costituiva un grande sipario ed una cornice festiva in cui si esibivano grandi compagini di oltre cento musicisti, che annoveravano i migliori cantori, strumentisti e compositori della capitale partenopea. Sul luogo festivo veniva innalzato un “Apparato Scenografico”, cioè una grandiosa macchina celebrativa, annualmente progettata dai maggiori architetti ed ingegneri della Città, con al centro un sontuosissimo Altare su cui troneggiava la statua di San Gennaro, attorniata da angeli, puttini e statue di altri santi. Il ricchissimo apparato, impreziosito da colonne, capitelli, cornici dorate ed argentate, con damascati e broccati, cascate di fiori, foglie, conchiglie, cornucopie dorate e medaglioni riproducenti le gesta del glorioso Martire, era guarnito da numerosi cristalli, che garantivano sapienti e suggestivi effetti di illuminazione nelle celebrazioni serali (6).

Il cerimoniale musicale consisteva nella esecuzione di cantate sacre in onore del Santo Patrono di Napoli, da parte dei musici, che  prendevano posto ai lati dell’Altare, in appositi “Coretti”, a vista del pubblico.

La partecipazione di Domenico Gizzi alle grandiose celebrazioni della “Festa delle Luminarie” di settembre è attestata negli anni 1729, 1731 (in cui comparve per la prima volta, fra i cantanti, il suo allievo Gioacchino Conti, in sostituzione del musico Domenico Melchiorre, detto l’Aquilano) e nel 1732 (7).

1) Per gentile segnalazione del Prof. Paologiovanni Maione che sta curando uno studio sistematico sull’Archivio Storico della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Pertanto, le notizie pubblicate da SALVATORE DI GIACOMO, nell’opera  Maestri di cappella, musici e istromenti al Tesoro di San Gennaro nei secoli XVII-XVIII, Napoli 1920, che a pag. 17 anticipava l’ingresso del Gizzi all’anno 1700, sono da ritenersi errate.

2) PAOLOGIOVANNI MAIONE, Le carte degli antichi banchi e il panorama musicale e teatrale della Napoli di primo Settecento, in "Studi pergolesiani. Pergolesi Studies " IV, a cura di Francesco Degrada, Firenze, La Nuova Italia, pagg. 1-129. Il documento che attesta il pagamento di Domenico Gizzi per il servizio del maggio 1734, è tratto dagli atti provenienti dal Banco dei Poveri, conservati nell’Archivio del Banco di Napoli. La somma complessiva per i festeggiamenti, versata dai deputati del Tesoro di San Gennaro al Maestro di Cappella Lorenzo Fago (figlio del compositore Nicola e di Caterina Speranza Grimaldi, sorella del celebre Nicolino) fu di ducati 216.2.1! Ai due organi “battenti” sedevano i valenti maestri Andrea Basso e Nicola Altamura.

3) SALVATORE DI GIACOMO, Maestri di cappella, musici e istromenti al Tesoro di San Gennaro nei secoli XVII-XVIII, Napoli 1920, pag. 18.

4) SALVATORE DI GIACOMO, op. cit., pag. 18.

5) Archivio Storico della Real Deputazione del Tesoro di San Gennaro; si ringraziano il Prof. Paologiovanni Maione e la Dottoressa Marta Columbro per la gentile segnalazione.

6) FRANCESCO COTTICELLI - PAOLOGIOVANNI MAIONE, Piramidi e misteri: sulle celebrazioni per il “Glorioso San Gennaro” tra Sei e Settecento, in Intersezioni di forme letterarie e artistiche, a cura di Elena Sala di Felice, Laura Sanna e Roberto Puggioni, Roma, Bulzoni Editore 2001, pagg. 373-434.

7) Il compenso percepito da Domenico Gizzi per la “Festa delle Luminarie” fu di 18 ducati ogni anno. Nel 1731, l’organico impegnato sotto la guida del Maestro di Cappella, Lorenzo Fago, fu di oltre cento musicisti: accanto ai componenti fissi, vennero impiegati trentotto fra violini e viole, cinque oboi, tre corni da caccia, due arciliuti, tre violoncelli e due contrabbassi. Per gentile segnalazione della Dott.ssa Marta Columbro e del Prof. Paologiovanni Maione.    

 

 

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A cura di

Il Principe del Cembalo - Rodelinda da Versailles

Arsace da Versailles - Faustina da Versailles

Arbace - Alessandro - Andrea & Carla

Un enorme grazie a

Avvocato Stefano Gizzi

Nei restauri, ancora in corso, con Stefano Gizzi, hanno collaborato e si ringraziano:

1) il Maestro Ebanista COLOMBO VERRELLI, che ha restaurato le porte, ne ha realizzato di nuove sempre secondo lo stile dell'epoca, ha restaurato alcuni mobili fra cui lo scrittoio del Musico Domenico Gizzi ridotto in cattivo stato.

Scrittoio originale di Domenico Gizzi - restaurato dal maestro Maestro Ebanista COLOMBO VERRELLI

2) il Maestro FRANCESCO BARTOLI, pittore e decoratore, per la scelta dei colori, la definizione degli stessi con le tonalità assolutamente dell'epoca e l'arredamento delle sale con materiali, carte e stucchi, rigorosamente d'epoca.

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