Una Scienza di Stato è nata

Nel 1666, lo Stato si dota di una istituzione che prende sotto la sua tutela. Poco a poco, la scienza, che si praticava come un piacere letterato, si specializza e si professionalizza….

Il 29 Aprile 1699, l’Accademia Reale delle scienze tiene una seduta nell’antico appartamento del Re, presso il Palazzo del Louvre. Questa sistemazione in un luogo prestigioso simbolizza l’importanza che il Monarca accorda a questa giovane istituzione di 33 anni, alla quale Luigi XIV ha appena dato i suoi primi statuti. 

Sotto il Regno del Re Sole, lo stato si dota per la prima volta di una politica scientifica remunerando gli studiosi a tempo pieno, dei quali sollecita il parere. Durante tutto il secolo XVIII°, l’Accademia sarà al centro di uno sviluppo scientifico dei Lumi. 

E’ solo con la Rivoluzione che ci si porrà il problema tutt’ora attuale che consiste nel porsi la domanda se gli studiosi possono essere indipendenti dallo Stato, che essi stessi servono.

La creazione dell’Accademia delle Scienze illustra il progetto della Monarchia Assoluta di piazzare tutta la vita culturale sotto la propria tutela. 

Nei primi anni del suo Regno, Luigi XIV crea anche l’Accademia di Danza (1661), poi l’Accademia di Musica (1669) e di Architettura (1671). 

Appassionato di arte, il Re Sole non si interessa molto alle scienze. 

Jean-Baptiste Colbert

Colbert,  per contro, comprende bene che il progresso scientifico può presto tradursi in progresso tecnico,  molto utile al suo progetto di sviluppare le manifatture Reali. Egli sa bene che due potenze rivali, i Medici di Firenze con l’Accademia del Cimento nel 1657, e l’Inghilterra con la Royal  Society nel 1662 si sono appena dotate di accademie scientifiche prestigiose, e che sarebbe bene per “la Gloria del Re” che la Monarchia Francese ne abbia di simili. 

Colbert sa inoltre che,  nelle accademie private che si riuniscono per discutere di scienza, nasce l’idea di indirizzarsi al Re perché finanzi una istituzione votata a questa scienza sperimentale in pieno sviluppo, ma che costa sempre più cara.

E’ così che Colbert crea l’Accademia delle Scienze e la pone sotto la sua protezione. Essa tenne la sua prima seduta il 22 Dicembre 1666, nella biblioteca del Re, in rue Vivienne a Parigi.

Contrariamente alle Accademie private, conosciute per le loro lunghe gare verbali che mescolavano speculazioni e argomenti autoritari, l’Accademia delle Scienze scelse subito di dare molto spazio all’esperienza. 

I Fondi del Tesoro Reale premettevano in effetti di acquistare del materiale scientifico e di costruire un laboratorio di macchinari. 

Inoltre una remunerazione è per la prima volta prevista per gli accademici. 

La pratica della scienza era un piacere letterato: essa ora diviene “un mestiere, avendo per vocazione di rispondere alle attese della società e/o del potere politico, che assegnava agli studiosi, divenuti professionisti, dei compiti precisi di invenzione, di validazione o di perizia, come si direbbe attualmente” come osserva il professor di storia delle scienze all’Università di Nancy, Simone Mazauric.

Alla morte di Colbert nel 1683, l’Accademia entra in un periodo difficile, "un grande languore", come scrisse il suo segretario Bernerd de Fontenelle (qui sopra).

Le guerre allentarono gli scambi internazionali e mettevano in difficoltà le finanze dello Stato. Tra il 1666 e il 1680, l’Accademia riceveva 400.000 livree (paragonato ad oggi a 6.000.000 di euro), e solamente 35.000 livree (525.000 euro) fra il 1685 ed il 1695. Ma il ristabilirsi della pace nel 1697 e l’abbellimento delle finanze reali che ne seguì, permisero alla Accademia di conoscere un nuovo sviluppo.

Con il “Réglement” che gli imprime Luigi XIV nel 1699, il suo effettivo di membri risulta triplicato, per giungere a 70 membri, organizzati in 6 classi (geometria, astronomia, meccanica, anatomia, chimica, botanica).

Al lavoro collettivo praticato finora, si sostituisce una forte specializzazione che permette di coprire tutte le scienze, senza più dipendere dai gusti e dai talenti degli accademici.

La vita scientifica si concentra così nell’Accademia, mentre i circoli privati, dove si discuteva di scienza, così attivi nella prima metà del XVII secolo, spariscono. Ma l’aumento degli effettivi non è che una delle 50 disposizioni del “Réglement” del 1699, che organizza nei minimi dettagli il funzionamento dell’Accademia e ne definisce precisamente le missioni.  

L’Accademia divenne parte integrante dell’apparato dello Stato, illustrando così la tendenza alla centralizzazione statale del Regno di Luigi XIV. Dal Rinascimento, gli studiosi si erano abituati a inseguire le corti principesche d’Europa in qualità di mecenati. E’ da questo momento, vicino al solo Re, che essi troveranno denaro e protezione.

Su ogni fronte della scienza

La Monarchia ha in effetti molto da aspettarsi da questa protezione che esercita sull’Accademia. In termini di prestigio, innanzitutto. Nel 1666, Luigi XIV accorda per esempio all’olandese Christian Huygens, oltre ad un alloggio, una gratifica di 6.000 livree per anno, quando gli altri accademici ricevevano tra i 1.200 e le 1.000 livree. Tre anni più tardi, il Re offerse 9.000 livree all’italiano Jean Dominique Cassini. Questi fisici molto rinomati vengono così convinti di restare a Parigi, per la più grande gloria del Re. 

Il guadagno in prestigio si misura infatti dal fatto che l’Accademia Reale delle Scienze è esplicitamente presa per modello per la creazione delle accademie di Berlino (1700), di San Pietroburgo (1725) o di Stoccolma (1739).

Ma il principale tornaconto che lo Stato si aspetta dal suo finanziamento è di ordine tecnico. 

Luigi XIV chiede all'Accademia di riflettere sull'approvigionamento di acqua per il Castello di Versailles e di realizzare nuove carte geografiche.

Appena dopo la sua morte, il Reggente incarica l'Accademia di effettuare una vasta inchiesta sulle ricchezze del Regno. 

Nel XVIII° secolo, tuttavia, lo Stato non si accontenta più di attendere dai lavori degli studiosi delle possibili ricadute: esso passa a loro dei compiti  e sollecita sempre più spesso i loro consigli. 

Il Reggente Luigi Filippo d'Orleans

Le amministrazioni prendono così l'abitudine di nominare un accademico come consigliere tecnico per le tinteggiature, la metallurgia, il tessile o le miniere. Le cariche di ispettore delle ceramiche alla Manifattura Reale di Sèvres e delle tappezzerie a quella dei Gobelins sono riservati agli accademici. 

Essi hanno ugualmente una mano esperta sui progetti meccanici. 

"All'inizio, l'Accademia è stata principalmente istituita per esaminare tutte le invenzioni nuove che le si sarebbero inviate da parte del Re. Invisibilmente essa poi è diventata un tribunale volontario, in cui i singoli reclamano direttamente il giudizio" rende noto i rapporto annuale del 1788.

Da parte loro, gli studiosi non hanno avuto bisogno di lamentarsi della protezione reale. In cambio della loro esperienza tecnica, lo Stato finanzia i loro lavori più importanti.

Una scienza ormeggiata a Parigi

L'Accademia organizza così delle spedizioni in Perù ed in Lapponia nel 1735 per misurare la lunghezza di un grado del meridiano terrestre, poi per seguire il passaggio di Venere davanti al Sole nel 1761 e 1769. Questi grandi viaggi di esplorazione permettono anche uno sviluppo spettacolare della botanica e della zoologia, che viene simboleggiato nei 36 volumi, pubblicati fra il 1749 e il 1789, de l'Histoire Naturelle di Buffon. 

Nel seno dell'Accademia, sono presentati e discusse le grandi scoperte dell'epoca: l'invenzione del Termometro ad alcool di Réaumur, la scoperta della conservazione della massa nella combustione da Lavoisier, o ancora, il perfezionamento del calcolo integrale da parte di Condorcet. Questi studiosi conducono liberamente le loro ricerche all'Accademia grazie al sostegno finanziario Reale. La loro rinomanza è tale che diventarono dei personaggi importanti della società del loro tempo tanto da confondersi con il mondo politico.

Una delle condizioni per esser membro dell'Accademia era però risiedere a Parigi per poter partecipare alle due sedute settimanali: "Se essi passano a delle occupazioni domandando la residenza fuori di Parigi, il loro posto sarà occupato come se essi fossero vacanti per morte", sancisce un articolo; ciò vieta agli accademici di mescolarsi in sostanza alla vita della Corte a Versailles, accettandovi una carica.

Tuttavia essi hanno qualche volta il privilegio di ricevere la visita della Corte, o di sovrani stranieri di passaggio, in occasione delle due sedute pubbliche annuali, che diventarono eventi mondani.

Il pubblico colto prende così sin interessa alle scienze, alle dimostrazioni ed alle sperimentazioni. Luigi XIV riteneva le scienze "oscure e spinose", ma suo nipote Philippe d'Orleans, che diventò il Reggente nel 1715, è un appassionato di chimica tanto da far costruire un laboratorio suo proprio. 

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Filippo II d'Orleans, figlio di Monsieur, 

Nipote del Re Sole

I suoi successori mostrano essi stessi un interesse vivo per le scienze. 

Luigi XV fa applicare la nuova classficazione di Linné nei giardini reali, e chiede all'abate Nollet, dell'Accademia, di venire a presentare le sue esperienze sull'elettricità a Corte. 

Luigi XVI finanzia con i suoi propri denari gli esperimenti dei fratelli Montgolfier.

La cultura scientifica si sviluppa ed è l'Accademia che ne definisce il contenuto, perchè lei detiene il monopolio della stampa dei libri scientifici. Come spiega Roger Hahn, professore di storia naturale di Berkeley, l'Accademia divenne "l'istituto pubblico fatto per governare la cultura scientifica ufficiale, preposta ad incarnare la scienza, esattamente come l'Accademia francese comandava la lingua francese attraverso il suo famoso Dizionario".

Questa alleanza di fatto tra gli studiosi e la Monarchia non è stata esente di tensioni. Le prime si manifestarono al momento della revoca dell'editto di Nantes nel 1685. Certi accademici protestanti furono costretti a convertirsi, altri preferirono l'esilio. Christian Huygens, ritornato in Olanda a segito di problemi di salute, non desiderò più rientrare a Parigi "resosi conto della brutta aria che tirava su questo Paese". 

Ma è soprattuto sulla questione delle nomine che si cristallizzano le tensioni fra la Monarchia e gli accademici. Questi ultimi sono riusciti a far riconoscere nello statuto del 1699 il loro diritto a votare le raccomandazioni per la nomina dei nuovi membri ogni volta che un posto diveniva vacante. In pratica, la Monarchia non si privava di esercitare delle pressioni sugli accademici per far eleggere dei personaggi eminenti a Corte.

A due riprese tuttavia, nel 1774 e nel 1778, l'Accademia invia una delegazione a Versailles per protestare contro delle nomine di candidati troppo chiaramente sprovvisti di talento scientifico. In questo momento di inizio del Regno di Luigi XVI, gli accademici si permettono una audacia che sarebbe stata impensabile sotto il Re Sole. Un compromesso venne presto trovato: mantenere la nomina, ma piazzare subito al ritiro il nuovo membro. 

"Gli accademici accettavano i valori dell'Ancien Régime, pur essendo consci che c'erano dei limiti, giacchè vi erano intrusioni extra-scientifiche nella loro istituzione".

Gli accademici non hanno motivi di rivoltarsi, dato che sono coccolati dalla Monarchia. Ottengono, per esempio, dei provilegi invidiati da tutti, come il diritto di far giudicare le loro liti personali davanti alla Corte di Parigi (1719), o l'esenzione dalle tasse trattenute sulle pensioni reali (1786).

Gli accademici erano i grandi leader del mondo scientifico e tecnico e costituivano un istituto riconosciuto, rispettato e corredato da tutti gli apparati dell'Ancien Régime. 

All'alba della Rivoluzione, l'Accademia delle scienze rappresentava non solamente la promozione delle scienze, ma anche, come le altre istituzioni pubbliche, l'apparato amministrativo Reale.

Questo carattere ufficiale dell'Accademia contribuirà a farne uno dei capri espiatori della vendetta delle Rivoluzione. Il famoso

"la Repubblica non ha bisogno di studiosi" 

lanciato al processo del chimico Lavoisier, antico tesoriere dell'Accademia, si spiega anche per il fatto che l'Accademia incarnava per bene degli aspetti dell'Ancien Régime detestato. La Convenzione soppresse l'Accademia l'8 Agosto 1793

Ma lo Stato constata presto che non può state senza studiosi; passata la tempesta rivoluzionaria, l'Accademia delle Scienze viene ricreata nell'ottobre 1795 come una dei 5 componenti (con l'Accademia francese, l'Accademia della belle arti, l'Accademia delle scienze morali e politiche, e l'Accademia delle iscrizioni e delle belle lettere) dell'Istituto di Francia, che c'è ancora oggi.

A cura di

Arsace e Faustina da Versailles

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