Una curiosità a Versailles

 

"Quelli che li vedranno potranno prenderli per delle illusioni o prestigi di magia" scriveva Jean-François Nicéron (1613 - 1646), padre dell'ordine dei Minimi di Parigi nel convento di Nigeon e uno dei più importanti inventori dei giochi ottici. 

Nella sua celebre opera La perspective curieuse ou Magie artificielle des effects merveilleux de l'optique, pubblicato a Parigi nel 1638, egli descrisse, nel 4° volume una prospettiva curiosa dagli "effetti meravigliosi": le anamorfosi diottriche. Per chi volesse approfondire QUI e QUI.

E' questo tipo di anamorfosi "magica", svelante una seconda immagine nascosta, che utilizza Charles-Amédée Van Loo nel 1762 in un Portrait allégorique de Louis XV, conservato alla Reggia di Versailles.

Ritratto di 

Charles-Amédée Van Loo

Anamorfosi, trompe l'oeil, immagini invertite, nascoste, paesaggi antropomorfi... 

Particolarmente utilizzati nel XVI° secolo, questi giochi ottici rispondevano al gusto del doppio senso, dell'enigma e di una pittura con livelli di significato sempre più complessi, comprensibili ai soli iniziati. Questi giochi ottici ebbero un successo crescente nel XVII° e XVIII° secolo, rispondendo questa volta al gusto dell'illusione e della metamorfosi propria dell'estetica barocca, così come al fascino nuovo per i fenomeni ottici: Keplero, Cartesio e sicuramente Huygens, Römer e poi Newton, la teoria ottica avanza a grandi passi.

 La combinazione delle regole della prospettiva e lo sfruttamento degli specchi, prismi e lenti permettevano tutti assieme di ottenere una straordinaria varietà d'artifizi con effetti ricreativi e sconcertanti impressionanti.

Nel suo quadro, Van Loo rappresenta al centro, appoggiata con una mano su uno scudo bianco fiordalisato, l'allegoria della Magnanimità, circondata dalle allegorie della Giustizia, del Valore militare, dell'Audacia, della Virtù invincibile rappresentate da Minerva e dalla Generosità rappresentata coi tratti di una giovane ragazza.

Per il ciclo

 

Versailles en clavecin

 

Il Sole Nero di Versailles

 

Anonimo

Esegue Rita Peiretti, live e su cembalo reale, 

che si ringrazia per la concessione in eclusiva per Handelforever.com 

L'autore della Chaconne è un anonimo, ma analizzando la partitura si è potuto ascrivere intanto il periodo, ossia i primi decenni del XVIII° secolo.

Quindi si possono formulare alcune ipotesi: una prima è quella che si tratti di una trascrizione amatoriale di qualche opera in voga, anche se nella struttura del brano mancano episodi di "allure" (si pensi alle trascrizioni di D'Anglebert di alcune Chaconnes di Lully), oppure potrebbe trattarsi di alcuni manoscritti compilati ad uso domestico. Altra ipotesi è quella che si tratti di una esercitazione compositiva di qualche musicista sconosciuto.

Lo stile è vicino a Gaspare Leroux o di N.Siret.

Si fa presente inoltre la rarità della partitura

Come ci indica il pittore stesso in una precisa descrizione dell'opera, "Queste Virtù concorrono a formare la testa del Re". In effetti, grazie alle leggi di rifrazione della luce, se l'osservatore guarda il quadro attraverso un oculare a lenti poliedriche, le facce della lente rifrangono delle porzioni specifiche e calcolate delle Virtù rappresentate in modo da far apparire  sullo scudo centrale il ritratto di Luigi XV, del quale si è potuto identificare il modello (Versailles, Bibliothèque Municipale).

A differenza degli altri anamorfismi - obliqui e catottrici - il ritratto di Re Luigi XV è totalmente invisibile senza l'aiuto di una lente: l'effetto che sortisce il tutto è davvero magico.

La lente in questione oggi è persa. E' possibile vedere la simulazione informatica del fenomeno ottico sul sito della Reggia di Versailles oppure nel video su esposto.

La descrizione del pittore ci ragguaglia sul duplice livello simbolico del quadro poichè la scelta degli elementi dati da queste allegorie è significativo: così per esempio "la giustizia dona una delle sue facce della arricciatura dell'occhio (perchè) nulla non scappi allo sguardo della Giustizia" e " Il Valore guerriero dona una parte del naso e della bocca (poichè) la bocca è per dare gli ordini"

Questa opera "ha fatto molto scalpore" ci testimonia Van Loo. Presentata al Salone nel 1763 ed esposta nell'atelier del pittore al Louvre, essa suscitò la più grande curiosità mai vista prima: tutta Parigi andò a vedere questo prodigio d'ottica che fu poi portata a Versailles e presentata alla Marchesa de Pompadour, a suo fratello il Marchese de Marigny ed al Sovrano stesso che "ne fu soddisfatto, molto soddisfatto".

Il Marchese de Marigny La Marchesa de Pompadour

"Mai un Principe fu adulato con un modo più ingegnoso di Luigi XV da Amedée Van Loo" riassunse Paul-Philippe Gudin de la Brenellerie nella sua Storia del Regno di Luigi XV°.

A cura di

Arsace da Versailles e Faustina da Versailles

Con la collaborazione de Il Principe del Cembalo e Rita Peiretti

 

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