La scoperta del verminaio di avvelenatori avvenne il 30 Luglio 1672. Tutto si aprì con la morte in place Maubert un ex capitano Jean-Baptiste Gaudin de Saint-Croix: il padre di costui, che un tempo ebbe modo di scoprire le sue attività criminali, lo fece rinchiudere alla Bastiglia. 

Ed è proprio alla Bastiglia che Gaudin apprese da un prigioniero italiano, un certo Exili, l’arte dei veleni, per la quale l’Italia eccelleva dal tempo dei Borgia e che la Regina Caterina de’ Medici aveva poi introdotto in Francia. 

Una volta uscito dalla prigione, Gaudin insegnò per bene questa arte alla sua amante, la Marchesa di Brinvilliers: assieme usarono la “polvere di successione”, ossia l’arsenico, per far fuori prima il padre della Brinvilliers, e poi lentamente i due fratelli. 

Ma durante uno degli esperimenti nel suo laboratorio chimico, a Gaudin si sarebbe rotta la maschera di protezione dalle esalazioni dei veleni, mentre era indaffarato a mescolare alcuni composti letali. 

Durante le perquisizioni del suo laboratorio, vennero trovate 34 lettere in un cofanetto, che conteneva fra l’altro dell’arsenico e un “sublimato”, che incriminavano la sua amante, la allora 46-enne Marie-Madeleine Dreux d’Aubray, Marchesa di Brinvilliers, d'aver avvelenato il proprio padre, i suoi due fratelli ed anche di aver tentato di avvelenare sua sorella, la cognata e pure la figlia, che in una lite le aveva dato della “stupida”. 

Visita del Re Sole ai Gobelins - Charles Le Brun

Non solo: in una delle 34 lettere si apprese che la Marchesa di Brinvilliers aveva tentato, assieme al suo complice Gaudin, di eliminare anche il marito Antoine Gobelin, marchese di Brinvilliers, erede della famiglia produttrice dei famosi arazzi, che poteva disporre della cospicua rendita di 30.000 lire annue, allo scopo di impadronirsi dell'eredità. 

Una volta pubblica, questa storia della coppia di avvelenatori inorridì tutta Parigi.

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