Nel 1654, l’architetto Nicolas de l’Espine adottò per il castello di Chamarande, lo stile di Luigi XIII°, chiamato stile severo. Per Pierre Mérault, antico gabelliere da poco elevato al rango di nobile, il castello di Bonnes rappresentò il segno della sua ascensione sociale.

Alla fine del XVIII° secolo, il parco viene trasformato in parco paesaggistico, detto “all’inglese”, grazie alla creazione di un bacino d’acqua che circonda una isola artificiale, attribuita all’idea del pittore Hubert Robert.

Durante il XIX° secolo il Duca de Persigny, ambasciatore e ministro  dell’interno di Napoleone III, fece aggiungere una galleria alla facciata del castello per potervi esporre le sue ricche collezioni.

Nel 1879, il figlio del creatore del Bon Marchè, Anthony Boucicaut, progettò una sala da pranzo detta “delle cacce”, ispirata allo stile di Enrico II, realizzata in parte dall’ebanista Fourdinois.

All’inizio del XX secolo, Chamarande divenne un luogo fondatore degli Scouts di Francia, poi venne occupato a turno dai tedeschi e dagli americani durante la seconda guerra mondiale.

Infine nel 1957 il castello divenne la sede dell’impresa dei lavori d’Auguste Mione, che ha realizzato la Citè radieuse per opera dell’architetto Le Corbusier.

Dopo il fallimento di questa impresa, il Consiglio generale di Essonne decise di porsi come acquirente della tenuta nel 1978.

Dal 1999 la corte dei comuni del castello ospita gli Archivi dipartimentali dell’Essonne.

La tenuta è oramai dal 2000 centro artistico e culturale, dove si incrociano tutte le forme d’espressione artistica contemporanee in particolare quelle visive e la danza.

Nel 2005, il parco s’è visto attribuire la notazione “giardino ragguardevole” dal ministro della Cultura.

Architettura e Giardini

La facciata piatta del castello, con avancorpo poco sporgente e la sua assenza di ornamentazioni mettono in evidenza il colore dei materiali (mattoni, arenaria ed ardesia), ed la purezza delle linee architettoniche. Staccati dell'edificio principale, in avanti, due padiglioni incorniciano l'entrata. La prima ospita la cappella, il secondo l'alloggio dell'amministratore.

Nel 1684, il dominio è comprata dalla Famiglia d'Ornaisson Talaru, che lo conserverà fino al 1850.

Il Salone bianco è uno degli ambienti più significativi con le sue boiseries di stile Luigi XV. Le sue ornamentazioni sono un esempio delle numerose realizzazioni dell'architetto Pierre Contant d'Ivry nel castello e della realizzazione del parco. A partire dal 1737, egli intraprende dei gradi lavori per il Marchese Louis de Talaru. Traccia i viali e progetta il Buffet d'eau, l'orto, l'auditorio ma anche l'orangerie, la ghiacciaia, la nicchia delle grazie, e il padiglione del Belvedere e i giochi d'acqua dell'oca.

Il sito è annoverato fra i monumenti e siti storici nel 1977 e il castello nel 1981. Il parco venne ristrutturato allla ffine degli anni 90 dall'architetto Jacques Sgard.

L’Auditorio

Nell’Ancien Régime, il proprietario del castello possedeva il diritto di alta, media e bassa giustizia.

Nel 1742, nel quadro dei lavori condotti da Pierre Contant d’Ivry per Louis de Talaru, un auditorio, sala dove si potessero tenere le udienze, è costruito al di fuori delle cinta di mura del castello, su un terreno che faceva parte del villaggio.

L’auditorio è una costruzione massiccia che simboleggia la giustizia, costruito in mattoni e pietre (arenarie), e coperto di ardesie, nello stile di Luigi XIII. Esso forma con il castello un insieme architettonico omogeneo. Un cannone e dei banchi sono la mobilia originale. 

Sotto la costruzione, due prigioni sono state pianificate, ma sono state terminate alla fine degli anni 1950. L’auditorio è attualmente uno spazio di esposizione che presenta il patrimonio costruito e paesaggistico di Chamarande.

 Le Buffet d’eau

Nel XVIII secolo, l’architetto Pierre Contant d’Ivry ridisegna i giardini, conferendo una grande importanza all’acqua. E’ in questo periodo che viene predisposta una cascata, addossata ad un muro, fa parte di una aiuola di vegetazione, formata da fontane e bacini, che nel XVIII secolo si estendevano dinnanzi alla facciata principale del castello fino al canale. Dalla sua costruzione nel 1749, è stato rimaneggiato frequentemente ed ha perduto il suo decoro originale scultoreo: rimangono solo oramai le brugne rustiche che inquadrano i pannelli di pietre.

 

Le due sculture nella parte alta sono datate inizio del XX secolo: queste allegorie dei fiumi Garonna, figura del vecchio, e della Dordogna, figura femminile, sono delle copie di quelle che si possono trovare sul bacino del nord dei giardini di Versailles. Tutte e due sono state eseguite a partire dagli originali di Antoine Coysevox (Lione 1640 -  Parigi 1720), che datano l’anno 1686.

Allo scopo di mettere in funzione questa fabbrica, il Consiglio dell'Essonne ha intrapreso dei lavori di drenaggio e di impermeabilizzazione dei bacini fin dall'inverno 2004. Grazie al ripristino di una alimentazione in circuito aperta, le acque scolano a livelli dalla fonte vicino al lavatoio del villaggio e vengono ad alimentare i bacini, rifluendo poi verso il fiume Juine, passando attraverso una rete sotterranea costituita  da pietrate, ossia dei condotti sotterranei utilizzati nel XVII e XVIII° secolo, costituiti da pietre.

La nicchia delle Grazie

La nicchia deve il suo nome ai tre busti di grazie, figlie di Zeus, che ornavano inizialmente il centro della nicchia. Questo piccolo edificio, del 1758 e costruito nel  quadro della campagna dei lavori di Pierre Contant d'Ivry per Louis de Talaru, stupisce per la sua linea architettonica particolare: non si ritrovano qui i materiali policromi (mattoni, arenarie e ardesie) caratteristiche della proprietà. Queste potrebbero essere dovute alle trasformazioni avvenute nel XIX secolo: la parte alta dell'edificio può essere infatti datata a questo periodo. Per contro, i due vasi che sono posti alla sommità datano come periodo il XVIII secolo ed erano senza dubbio installati sull'opera originale.

La nicchia è posta a riparo dagli sguardi inopportuni, in uno spazio più intimo del parco, riservato al gioco ed al rilassamento. Il luogo permetteva una piacevole pausa durante una camminata da delle prospettive che egli apriva sul bacino e sul canale, oggi scomparso.

La Cappella

Il decoro della Cappella è realizzato nel 1661 allo stesso periodo di quello degli appartamenti del castello da Louis Lerambert, allievo del pittore Simon Vouet, poi maestro dello scultore Coysevaux. 

Nel 1663 Pierre Mérault (1586 - 1668) ottiene il permesso "d'avere una cappella per far celebrare il servizio divino nel suo castello".

Nel suo aspetto originale, il decoro in stile barocco si presenta di bianco e d'oro, di stucchi e da una pavimentazione di marmo nero e bianco. De pilastri con capitello corinzio dorati supportano un assieme in piombo di un timpano decorato con 3 putti portanti delle ghirlande. La cupola ad arco è ornata come i due ciondoli ossia con medaglioni con dei vasi di fiori. Sotto la spinta dl Duca de Persigny (1808 - 1872) la cappella è decorata secondo il gusto diffuso sotto il Secondo Impero.

La Ghiacciaia

La ghiacciaia è una specie di cisterna dove si conserva la neve o il ghiaccio raccolto in inverno, generalmente  condotto in una cava sotterranea artificiale e sormontata da una costruzione (piramide, belvedere, etc). L'uso del ghiaccio è testimoniato fin dall'Antichità, e se le ghiacciaie sono oggi cadute in oblio, sarebbe inesatto di credere che esse siano rare. La ghiacciaia del parco è del periodo del 1740 ed appare oggi, dopo i suo restauro, come una delle meglio conservate dell'Ile-de-France.

La sua architettura tipica è stata prevista per la sua funzione. Questa qui non serve per conservare gli alimenti (il sale assolveva questa funzione), ma è dedicata al raffreddamento delle bevande durante l'estate o alla realizzazione di gelati molto apprezzati, come i sorbetti.

L'Inverno, quando il fiume Juine o i canali del parco si congela, degli operai sono specificatamente reclutati per andare a rompere il ghiaccio. Quest'ultimo poi viene trasportato e fatto discendere nella ghiacciaia con l'utilizzo di una puleggia.

La capacità della ghiacciaia di Chamarande è di 144 metri cubi. Grazie a questo consistente volume, si è certi di depositare una quantità di ghiaccio sufficiente fino alla fine dell'estate. La temperatura della ghiacciaia si aggira attorno ai 4 gradi, ma lo scioglimento è inevitabile tuttavia e quindi si deve tener conto di una perdita del 50% del ghiaccio.

L'Isola

Interamente artificiale, l'isola e lo specchio d'acqua che la circonda, risultano dall'unione di due canali che esistevano già nel XVIII  secolo. E' nel 1785 che questa area venne rimodellata, senza dubbio a partire dalle idee del pittore e paesaggista Hubert Robert (Parigi, 1733 - Parigi 1808). E' lui che si è impegnato a dare al luogo una carattere "romantico" che si può ammirare oggi. 

Così come il riflesso del castello appare nell'acqua, allo stesso modo  un simile quadro di pittura incorniciato dalle sponde dello stagno si offre agli occhi del visitatore. Inoltre la vegetazione circostante è stata scelta con una cura particolare e delle nuove varietà di alberi sono stati impiantati in modo di creare una atmosfera pittoresca. E' il caso  dei cipressi calvi della Luisiana importati nell'area proprio per lo scopo. L'isola accoglie durante tutto l'anno numerose specie di volatili. All'interno dell'isola è stata posta una copia della La Maddalena Penitente.

Il gioco dell'oca

Il gioco dell'oca è una pianificazione che evoca il labirinto di siepi. Un progetto in acquarello di Pierre Contant d'Ivry per il parco di Chamarande datato 1742, presenta uno spazio organizzato in spirale che presentava 63 caselle, come lo vuole la regola del gioco, apparso durante l'antichità. Queste caselle sono materializzate in nicchie all'interno delle quali sono rappresentati delle stele. 

Eccettuati le vastigia del padiglione, zoccolo e basi di colonne toscane, nulla sopravvive di questo gioco dell'oca.

L'Orangerie

Nel 1760, nel progetto dei lavori dei lavori che Pierre Contant d'Ivry conduce sulla proprietà per conto di Louis Talaru, l'Orangerie è costruita in sostituzione dell'antica Casa della guardia. La sua funzione è di proteggere gli alberi esotici durante la stagione fredda: aranceti, limoneti, lauri, melograni e gerani vi sono sistemati da ottobre a maggio.

Alla fine degli anni 1960, Auguste Mione aggiunse alla costruzione  originale un edificio moderno per sistemare un alloggio. Da questo periodo, gli aranceti sono conservati in una serra dietro la costruzione.

La facciata dell'Orangerie, in mattoni e pietre alternate, si armonizza alle altre costruzioni del dominio. All'interno , la ricerca del calore determina l'architettura: le grandi finestre, orientate a Sud, invitano il Sole, mentre i muri spessi e la struttura spessa rinforzata da delle placche di gesso inchiodato permettono un migliore isolamento.

La struttura in legno di castagno è stata restaurata alla fine degli anni 1990. All'interno della costruzione, una piccola finestra nel pavimento permette di distinguere le vestigia della fontana del XVIII secolo che serviva per abbeverare gli aranceti.

Il Platano ibrido

Chamarande ospita questo platano che sarebbe datato con una età che spazia fra i 120 ai 150 anni. Oltre alla sua altezza ed al suo portamento notevole, il platano si caratterizza per un fenomeno eccezionale di margotta spontanea. Il platano ibrido deriva dall'incrocio di due varietà incrociate: il platano d'Oriente, proveniente dalla Turchia e dalla Grecia, ed il platano d'Occidente.

Il Padiglione del Belvedere

Tra il 1740 e il 1745, nella progettazione dei lavori che conduce per Louis de Talaru, Pierre Contant d'Ivry fece erigere il padiglione del Belvedere nello spirito di omogeneità verso le altre costruzioni: la pietra e i mattoni dei suoi muri si conformano allo stile di Luigi XIII del Castello. 

Il padiglione è situato su un poggio che fissa la parte sud-ovest del parco ed è orientato verso l'esterno del dominio, cosa che lo differenzia dalle costruzioni di un parco alla francese abitualmente orinetato verso il cuore dei giardini.

Egli apre anche la prospettiva sulla campagna circostante, da dove il suo nome belvedere che sta a significare "bella vista". Ma lo si designa anche come padiglione da caccia o padiglione della musica. In effetti, questo luogo è propizio ai concerti, alle discussioni di salotto o agli spuntini. 

Dedicato al rilassamento ed al divertimento, fu in origine ammobiliato per tali scopi. 

L'Orto Pierre Contant d'Ivry: un giardino dei Lumi

L'orto, pezzo magistrale della realizzazione del giardino dovuto a Pierre Contant d'Ivry, è concepito come un giardino dei lumi: giardino di cultura e di sperimentazioni.

Fin dagli inizi, l'orto è piantato e produce tutto l'anno frutta e legumi necessari all'alimentazione degli abitanti della proprietà. Il surplus delle raccolte è inviato a Parigi ed a Versailles secondo dove alloggia il Conte di Talaru e della sua famiglia.

Nel XVIII secolo l'orto riflette anche la potenza e la ricchezza del proprietario. L'orto è un terreno di sperimentazioni botanici per coltivare delle primizie in ogni stagione ed allo stesso tempo luogo per passeggiate. La sua posizione geografica infatti ancora oggi è un terreno di osservazione privilegiata da dove si può vedere ed esser visti, grazie ai suoi assi di vista rettilinei inquadrati sul castello.

La disposizione dei bacini testimonia in superficie l'esistenza di un reticolo idraulico complesso e controllato che permetteva nel XVIII secolo il trattenimento e l'approvvigionamento d'acqua per le culture grazie all'impiego di una sorgente situata a monte, nel villaggio.

 

 

 

 

 

 

 

A cura di

Arsace da Versailles - Faustina da Versailles

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