Unigenitus uccise Fanfan

Una bolla, papale, la Unigenitus, promulgata dal Papa nel 1713 alla fine di un lungo percorso riflessivo e di analisi.

Unigenitus Dei Filius era il titolo di tale enciclica, emessa dal papa Clemente XI per condannare l'eresia del giansenismo. La sua redazione fu sollecitata sia da un certo numero di vescovi, sia dal Re Cristianissimo Luigi XIV. Essa venne pubblicata l'8 settembre 1713, dopo una gestazione di ben 18 mesi di riflessioni da parte di una congregazione di cardinali e teologi.

Essa generò contrapposizioni astiose nella chiesa francese che di fatto si divise tra i cosiddetti accettanti, che appunto accettavano l'ordine papale, e gli appellanti, che respingevano la bolla e si appellavano ad un concilio ed ebbe come peroratore nel 1715 presso il Vaticano il diplomatico Michel-Jean Amelot de Gournay.

Ma chi è Fanfan, e come una bolla, un pezzo di carta può uccidere ?
Quando la Marchesa de Pompadour era di fatto non più amante reale, quando fu elevata a rango di Duchessa, lei divenne Regina di fatto.

Mentre il Re si trastullava con le sue fugaci avventure galanti  nel periodo del famoso Parc-aux-cerfs, molte giovani brillavano per pochi giorni: fra esse possiamo ricordare

Madame de Forcalquier;

Irène Du Boisson da cui Luigi XV ebbe una figlia, Marie-Françoise che sposerà Abel de Marigny, fratello diletto di Madame de Pompadour;

Moglie del Conte de Marigny, fratello della Duchessa de Pompadour

e Marie-Louise O'Murphy una quindicenne che fu il flirt più duraturo col monarca e che causò problemi alla Pompadour.

La Duchessa de Pompadour, volle passare ad un ruolo d'amica indispensabile del Re, che finì per chiederle sempre consiglio quando i suoi ministri litigavano e non erano per nulla d'accordo fra loro, prese la sua prima iniziativa politica facendo nominare il conte de Choiseul-Stainville ambasciatore a Roma, allo scopo di rasserenare le relazioni fra la Francia e lo Stato Pontificio dopo l'esilio, decretato da Luigi XV, dell'arcivescovo di Parigi, Christophe de Beaumont, qui sotto,

colpevole di assecondare l'iniziativa dei preti che non volevano dare i sacramenti a chi non avesse aderito esplicitamente - attraverso appositi «biglietti di confessione» - alla bolla pontificia Unigenitus di Clemente XI, che aveva condannato il giansenismo nell'ormai lontano 8 settembre 1713. Quindi un atto questo dell'esilio che era un chiaro rifiuto di Luigi XV, avvallando il Parlamento, di assecondare le direttive della Unigenitus.
La questione era delicata poiché, se anche il cattolicesimo costituiva la religione ufficiale dello Stato, era necessario non incitare la anche più minima ingerenza del Papa negli affari interni della Francia e non offendere la dignità del parlamento, che aveva preteso e ottenuto l'esilio del prelato.

Luigi XV era in mezzo a queste due posizioni.

Così si decise che i biglietti di confessione venissero dichiarati illegittimi dal governo che aveva però ribadito che la bolla pontificia costituiva una vera e propria legge dello Stato.

Il papa Benedetto XIV approvò alla fine l'operato di Luigi, confermando la Unigenitus e abrogando i biglietti di confessione.

Alexandrine Le Normant d'Étiolles (qui sopra), nata a Parigi il 10 Agosto 1744, era la secondogenita di Jeanne Antoinette de Poisson, alias Madame de Pompadour e di Charles-Guillaume Le Normant d'Étiolles, suo marito legittimo. Quando la coppia si separò la bambina seguì la madre che oramai aveva iniziato la sua ascesa a Versailles.

Lei era il lume degli occhi di Madame de Pompadour. Una figlia precoce in ogni manifestazione, prometteva molto, tutto si poteva dire. La bambina inoltre aveva pure la percezione del proprio ruolo.

Alexandrine, alloggiata a Versailles, era spesso ammessa alla presenza del Re.

Aveva solo circa 6 anni quando entrò nel 1749 presso il Convento delle Dames de l'Assomption, in rue Saint-Honoré a Parigi, senza far storie in compagnia di principesse e marchese, crescendo come una piccola Regina.

Bella era, e buona.

Il nonno, padre di Jeanne Antoinette, la adorava, tanto che lei manifestò pure una forma di gelosia, dicendo un giorno: "Fanfan ha scacciato sua madre dal vosro cuore", rivolgendosi al padre.

Fanfan, era il nomignolo che venne dato ad Alexandrine, che veniva coccolata all'inverosimile.

Era chiamata pure Madame, proprio come una Principessa Reale, e non finiva col dimostrare talenti e un sorprendente grado di cultura, ed era piena di grazia.

Seguiva la madre qualche volta nei suoi spostamenti al seguito del Re. Partecipava a feste e spettacoli. Crebillon era il suo precettore.

Madame de Pompadour covava per lei i più grandi progetti. Progettò di farla sposare al piccolo conte Du Luc, figlio di Madame de Vintimille (qui sotto) e figliastro di Luigi XV;

altro progetto era il matrimonio con il figlio del Duca di Richelieu, che però riuscì elegantemente a svincolarsi dalla proposta, eccependo la proposta adducendo che era necessario il consenso della famiglia Lorraine-Harcourt, a cui apparteneva la sua sposa ed attraverso lei al capo della Casata dei Lorena, cioè l'Imperatore Francesco I del Sacro Impero.

Poi la Pompadour si concentrò sul figlio del Duca de Chaulnes, che accettò il legame per suo figlio, il Duca de Picquigny. Si era stabilito che compiuti 13 anni si sarebbe realizzato il fidanzamento, in seguito si sarebbero fatti sposare.

Alexandrine a questo punto fu re-inviata in convegno per completare la sua educazione.

Quando uscì però si era imbruttita un pochino, cosa che venne vista positivamente dalla madre che riteneva che una donna troppo bella si sarebbe certamente inimicata un sacco di altre donne.

A Bellevue, c'era il castello e le terre di Madame de Pompadour, un vero paradiso terrestre: proprio qui Alexandrine improvvisamente venne colpita da forti convulsioni, e morì in breve tempo.

Il dolore immenso di Madame de Pompadour fu talmente intenso che molti temettero per la sua vita, mentre il nonno, che stravedeva per sua nipote Alexandrine, affetto da idropisia, dopo pochi giorni spirò per il dolore.

Abel, il fratello di Madame de Pompadour, (qui sotto come intendente alle costruzioni del Re) non riuscì a darsi pace, anche se era diventato l'erede di tutto il patrimonio del padre.

Fu effettuata una autopsia, ma condotta in modo sommario. Verosimilmente la piccola fu colpita da una fulminante crisi d'appendicite e da una peritonite. Era il 25 Giugno 1754.

I sospetti di avvelenamento si  fecero forti e propagati dal Duca d'Argenson (nemico giurato della Marchesa di Pompadour) che diffuse la notizia che la sventurata Fanfan  fu la vittima sacrificale dei gesuiti che in questo modo vollero colpire il Re Luigi XV che si era dimostrato riluttante ad introdurre in Francia la bolla Unigenitus. L'opposizione fra giansenisti - condannati eretici dalla Bolla - e i gesuiti fu una delle dispute teologiche più importanti sotto il Regno di Luigi XV.

I giansenisti sostenevano che l’uomo è destinato a fare il male a causa del peccato originale. Da questa condizione egli non poteva uscire se non tramite l’aiuto della grazia. Anche la buona volontà e le buone opere non sarebbero che il frutto del male che l’uomo porta dentro di sé. A questa teologia così pessimista, i gesuiti avevano una interpretazione opposta, sostenendo invece che l’uomo preservava la possibilità di scelta del bene, anche dopo la caduta di Adamo. Sebbene in maniera ridotta, l’uomo era ancora libero di scegliere.

Il filosofo Blaise Pascal, sostenitore dei Giansenisti

Il dibattito tra queste due scuole non fu circoscritta solo a livello accademico, ma finì per influenzare il modo in cui i seguaci dei giansenisti vivevono il loro rapporto con Dio,  adottando una disciplina morale molto rigida.

Fanfan fu inumata accanto alla avventurosa nonna, madre di Jeanne Antoinette, nella Cappella dei cappuccini in Place Vendome a Parigi.

Madame de Pompadour si fece forza ed apparì impeccabile ed impassibile durante un ricevimento diplomatico come ricorda una settimana dopo il decesso il Duca de Croy. Ma una lettera del periodo scritta di pugno da Madame de Pompadour così riporta: "Ogni felicità è morta per me, con mia figlia".

 

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A cura di

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