A Versailles, Madame de Pompadour regnò circa 20 anni, dal 1745 al 1764. Favorita provata da un Re malinconico e dalla sessualità esigente, ha fortemente segnato la storia del secolo di Luigi XV.

A tal punto che i fasti della Corte di Versailles, la protezione degli artisti, artigiani, uomini di lettere, ed anche filosofi, così come la politica del Regno sono attribuiti a Jeanne-Antoinette Poisson, sposa di Lenormant d'Etioles, fatta dal Re Marchesa di Pompadour nel 1745, poi Duchessa nel 1752 e dama del Palazzo della Regina nel 1756.

Una favorita non è solamente quella che soddisfaceva gli appetiti sessuali del Re: lei era quella donna che il Re aveva scelto imponendola a tutti, compresa la Regina, la sua donna “Politica”.

Lei era un buon ingranaggio per il funzionamento dell’Assolutismo, dal momento che  criticare la persona del Re e la sua politica era inconcepibile: così lei fungeva perfettamente come un vero capro espiatorio che tutti lo additavano per tutti i mali del Regno.

Inoltre, il letto del Re era una vera posta di potere nelle lotte intestine che laceravano Versailles.

La favorita dunque a Corte era tanto ricercata e lodata quanto avvilita, spiata nei suoi minimi fatti e gesti, occupando un posto fragile che dipendeva, principalmente, dal buon volere del Re e delle cospirazioni incessanti, per farla cadere da quel piedistallo fragile.

Madame de Pompadour ebbe spesso steso sulla carta il disgusto per questo “paese-qui”, confrontando la sua vita a “quella dei primi cristiani” che conducevano un “perpetuo combattimento”.

1 - A Versailles una borghese?
2 - Il Primo incontro col Re
3 - Inserimento a Corte
4 - Affermazione della favorita
5 - La Grandezza del Regno
6 - Influenza a Corte
7 - I Nemici della Marchesa

 

Il Dramma di Alexandrine

L’arrivo di Madame de Pompadour alla Corte di Versailles venne subito visto come uno scandalo. Non che Luigi il beneamato, allora ricoperto dell’alloro della vittoria di Fontenoy – 11 maggio 1745 (subito dopo il quadro di M.me Chateauroux) – non potesse consolarsi della morte della sua ultima favorita ufficiale, la Duchessa de Chateauroux, qui sotto, avvenuta nel dicembre 1744.

In effetti i passati del Re furono volentieri perdonati, ma le grandi famiglie della Corte non riuscivano ad accettare le origini borghesi, quindi volgari, di questa parigina, sì carina ma che a priori era considerata ignorante negli usi e costumi della Corte.

Per la nobiltà, molto attaccata alle sue prerogative, l’alcova Reale non poteva esser occupata se non da una creatura di un clan che intendeva in tal modo essere il più vicino possibile al potere ed esercitare una influenza effettiva sul Re e sulla politica.

I cortigiani conoscevano (o disconoscevano) la parentela della nuova amante Regale.

Suo padre, François Poisson, semplice trasportatore di generi alimentari, fu rapidamente notato da ricchi finanzieri, i fratelli Paris, che apprezzarono il suo zelo e la sua efficacia. Loro gli confidarono delle importanti missioni come quella di approvvigionare la Provenza, totalmente devastata da una epidemia di peste.

Nominato nel 1725 commissario ai viveri per il rifornimento della città di Parigi, in quel momento in piena scarsezza, fu accusato di concussione e, per scappare alla forca, si rifugiò in Germania dove vi rimase 8 lunghi anni. I beni della famiglia Poisson vennero confiscati e poi venduti dalle autorità.

Madame Poisson, considerata come una delle più belle donne di Parigi e dalla facile virtù, trovò rapidamente dei protettori, in particolare il finanziere Lenormant de Tournehem, molto vicino anche ai fratelli Paris.

François Poisson, malgrado la distanza, si occupò degli interessi di sua figlia così come del suo cadetto Abel. Tutti e due riceverono una educazione curata.

 

La futura Marchesa passò un anno al convento delle Orsoline a Poissy. Grazie alla rete di Lenormant de Tournehem, frequentò la società parigina più educata che si appassionava alle nuove idee, alle scoperte scientifiche, evolvendosi a contatto cogli uomini di lettere, di scienze, di arte in un lusso raffinato e sempre rinnovato. L’amante di Madame Poisson, spesso considerato come il padre naturale di Jeanne-Antoinette, quella che era teneramente soprannominata “Reginetta” ("Reinette" ossia piccola regina), era preoccupato di assicurarle un ricco matrimonio.

Lenormant de Tournehem scelse suo nipote ed erede, il finanziere, qui sotto in un dipinto, Charles-Guillaume Lenormant.

Il matrimonio fu celebrato nella chiesa di Saint-Eustache il 9 marzo 1741.

La convivenza fu riccamente sostenuta dalla dote e gli sposi vissero in una certa opulenza. A Parigi abitavano in un primo momento in rue Saint-Honoré, nel palazzo dello zio Tournehem, la cui generosità sembrava instancabile dal momento che diede loro il Castello d’Etioles, qui sotto nel 1745, come dono, una vasta proprietà situata nel cuore della foresta reale di Sénart.

Oramai la giovane coppia era chiamata Lenormant d’Etioles.

Il primo incontro di Jeanne-Antoinette Poissons con il Re ebbe luogo probabilmente in questa foresta ricca di cacciagione che Luigi XV cacciava fino allo sfinimento.

Dalla leggenda, si disse che Jeanne-Antoinette avrebbe attirato la sua attenzione, vestita di rosa, conducendo un giorno un phaeton blu (una piccola carrozza), e vestita di blu in un phaetòn rosa il giorno seguente.

Sempre secondo la leggenda, una cartomante aveva predetto alla giovane figlia di Poisson che lei sarebbe stata “un pezzo di Re”. La famiglia così fin dall'adolescenza la chiamarono Reinette. Più prosaicamente, Madame d’Etioles avrebbe risvegliato i sensi e l’interesse di Luigi XV in seguito all’intervento di Binet, primo valletto di camera del Delfino e membro della famiglia dello zio Lenormant de Tournehem.

L’incontro dei futuri amanti era dunque non fortuito. Era il risultato della volontà di una rete, quella della ricca finanza di Parigi che era onnipotente in questa metà del XVIII° secolo.  Furono dunque le conoscenze dello zio de Tournehem e dei fratelli Paris all’origine della nobilitazione della futura Marchesa di Pompadour.

Infine dopo gli intrallazzi di Luigi XV con le sorelle de Nesle, che erano ugualmente in relazione coi fratelli Paris, origine di scandali per l’incesto e delle lotte di potere tra le sorelle rivali, il Re, saggiamente consigliato dal molto libertino Duca di Richelieu, qui sotto, prese in considerazione di scegliersi una persona comune come favorita.

 

Estranea a questo mondo chiuso, corrotto e stancante che era la Corte, questa nuova favorita sarebbe stata a Versailles per soddisfare il solo buon piacere del Re.

 

I primi passi di Madame d’Etioles a Versailles si fecero sotto il mistero della maschera.

Nel Febbraio 1745, la Corte organizzava delle cerimonie sontuose in occasione del matrimonio del Delfino Louis con l’Infante di Spagna.

Il 25, un gran ballo in costume fu organizzato nella Galleria degli Specchi che per l’occasione era superbamente illuminata. Il Re vi apparve mascherato sotto forma di un tasso, da cui il nome di questa festa prestigiosa che resterà negli annali della Reggia sotto il nome del “Ballo dei Tassi”.

Malgrado la folla fosse così numerosa che non poteva esser contenuta dagli uscieri, l’attenzione del Re fu per una donna mascherata, alla quale avrebbe gettato il suo “fazzoletto”.

Tre giorni più tardi, lei era al Palazzo del Municipio di Parigi dove fu organizzato un ballo sontuoso per festeggiare le nozze principesche: il Re, mascherato sotto un mantello nero, distinse ancora questa giovane donna ugualmente vestita di fronzoli che si adornava del mistero.

Con galanteria, lui l’avrebbe accompagnata a casa nel primo mattino, dopo i Fuochi d'artificio che si tennero nella Senna (sotto veduta dei fuochi dal ponte Neuf).

Molto presto la giovane donna fu identificata e la Corte si mise a spiare l’interessamento reale. Luigi XV si era innamorato e passava una grande parte del tempo nei suoi piccoli appartamenti, occupato dalla sua nuova passione.

Per evitare ogni dramma coniugale, Monsieur d’Etioles fu inviato in Provenza per risolvere dei problemi d’azienda agricola.

Nei primi giorni del mese di Maggio 1745, Luigi XV ripartì per la guerra: non si poneva il problema che Jeanne-Antoinette sarebbe rimasta sola a Versailles, in quanto lei non era ancora presentata alla Corte.

Nell’attesa comunque, lei passò l’estate nel Castello d’Etioles, circondata da un piccolo cenacolo molto scelto di cui Voltaire faceva parte. Lo scrittore infatti si era avvicinato alla futura favorita fin dai primi passi che lei aveva mosso in questa direzione, sperando così di ottenere delle cariche, pensioni ed onori che credeva di ben meritare. Voltaire compose, nel buon filosofo cortigiano, qualche verso ben piazzato per la gloria della sua amica e del suo reale amante:

 

“Quand Louis, ce héros charmant

Dont tout Paris fait son idole

Gagne quelque combat brillant

On doit en faire compliment

À la divine d’Etioles”.

Il Re scelse l’abate Bernis, poeta galante, per tenere compagnia alla sua favorita, e soprattutto, iniziarla ai rituali di Versailles.

Durante le settimane estive passate a Etioles, la futura favorita dichiarata dovette apprendere l’organizzazione della vita cortigiana, così come il nome e la genealogia della grandi famiglie di Francia.

Dopo l’abate, a cui Voltaire gli affibbiò il soprannome di “Babet la bouquetiére”, la giovane donna fu un’allieva modello dando prova di una comprensione stupefacente dei meccanismi della Corte, memorizzando senza alcuna difficoltà le genealogie.

Molto presto, l’abate Bernis divenne un intimo, ed anche un confidente: egli legò il suo destino a quello della nuova favorita.

Mentre era sotto le armi, Luigi XV scriveva tutti i giorni. A partire dal mese di Luglio, queste lettere sono indirizzate alla “Marchesa di Pompadour”.

Il Re dunque l’aveva nobilitata e le aveva offerto le terre di Pompadour, situate nel cuore del Limousin.

Egli attese che il Chatelet de Paris pronunciasse ufficialmente, il 15 giugno 1745, il divorzio con la separazione dei corpi e dei beni dal suo sposo Lenormant d’Etioles.

Ma la giovane annobiliata non era una babbea. Nel corso di queste settimane interminabili dove attendeva il ritorno del suo amante, rifletteva in piena lucidità al suo ruolo di favorita del Re di Francia, sapendo bene essere inappropriata dal punto di vista della Corte di Versailles.

Per il momento alla Reggia, si muoveva in un appartamento composto da qualche sala solamente, situato al secondo piano dell’attico nord, esattamente sopra al Grand Appartement del Re. Lei lo modificherà a mala pena se non per farvi installare una “sedia volante” per risparmiarsi le fatiche.

La Marchesa di Pompadour si preparava alla sua presentazione a Corte ufficiale, pensata per il 14 settembre 1745. Luigi XV convinse l’augusta, ma rovinata Principessa de Conti (qui sotto) di presentare la sua favorita. I Cortigiani nei corridoi e nelle anticamere della Reggia gremivano.

Si pressavano in un primo momento nel Grand Appartement del Re per assistere alla presentazione della Marchesa di Pompadour a Luigi XV. Lei pronunciò qualche parola appena udibile. Lui non disse nulla, ma si comprese che fu costretto a comportarsi così.

Ma questa prima presentazione non era quella che più attendevano i cortigiani molto impazientemente. Si imbottigliarono verso il Grand Appartement della Regina dove il confronto tra la moglie legittima e la sua rivale rischiava di essere piccante.

Ora Maria Leszczynska, che sopportava da anni le umiliazioni dell’adultero ed i sarcasmi della Corte, decise di disattendere i cortigiani mostrandosi invece affabile con la nuova favorita di suo marito.

Madame de Pompadour, preceduta dalla Principessa de Conti, entrò magnificamente abbigliata nell’appartamento della Regina.

Dopo un inchino, fece per togliersi il guanto dalla mano destra con cui avrebbe dovuto prendere un lembo del manto reale della Regina Maria Leszczynska e baciarlo, ma i suoi nervi la fecero un po’ tremare, e finì per rompere in parte e perdere perse il suo braccialetto di perle, che caddero saltellando sul pavimento. La Regina sorrise al fatto, ma si china e con mossa gentile, quasi materna glielo rimise e rialzò l'imbarazzata Pompadour.

Dopo un banale complimento sui fronzoli, Marie Leszczynska le chiese per caso delle novità su Madame de Saissac, una delle rare amiche della favorita appartenente ad una delle più vecchie famiglie dell’aristocrazia francese.

La Marchesa, sorpresa da questo benvenuto, le rispose con emozione che aveva il più gran desiderio di piacerle.

I cortigiani sconcertati e delusi, contarono almeno 12 frasi scambiate fra le due donne. Trionfante, Madame de Pompadour si ritirò facendo tre reverenze come richiesto. Ma già da questo primo incontro si stabilì il carattere del loro legame, che permase anche quando Madame de Pompadour era onnipotente: Reinette infatti osservò verso la Regina la più vera affezione e deferenza.

 

I primi anni del regno di Madame de Pompadour a Versailles sono tutti dedicati a soddisfare i piaceri del Re. Luigi XV soffriva di quel male di cui le elites francesi si sono occupati nel XVIII° secolo: questa malinconia che devasta l’anima, mantenendo le idee oscure facendo cadere l’individuo in uno stato fisico di gran torpore e noia. Il Re era così affascinato dalla morte sin dalla tenera età.

Madame de Pompadour intraprese la strada per dissipare la malinconia dell’amante, risvegliando il suo interesse per delle occupazioni artistiche più appaganti dei vincoli innumerevoli della sua carica regale.

 

Luigi XV non ebbe mai il gusto per la musica, le arti e lo spettacolo al contrario della Marchesa, che da anni intratteneva numerosi talenti e si autoproclamava la dispensatrice ufficiale delle distrazioni reali. Per giungere a controllare l’insieme dei piaceri di Luigi XV tuttavia non si rendeva conto delle pene che la spossavano.

I tormenti della Corte, le canzoni e le altre “poissonades” (insieme di libelli contro Poisson, il nome di famiglia di origine di Madame de Pompadour, esattamente come Mazzarino aveva i libelli contro chiamati Mazarinades) ridicolizzanti i suoi modi ed il suo fisico, le fatiche legate ad una vita trepidante, le cabale che bisognava sventare, nulla poterono a distoglierla dal soddisfare lo spirito e, per un certo periodo, la sensualità del Re.

Al fine di allietare il quotidiano estremamente ritualizzato del Re, lei organizzava dei concerti durante la Settimana Santa, cosa che non mancava di provocare lo scandalo dei devoti protetti dal Delfino.

La Pompadour propose a Luigi XV, sempre attratto dalle novità, di costituire una troupe di teatro amatoriale. Commediante di società molto stimata, dal passato applaudito sul palcoscenico del castello di Etioles, lei condivise con i suoi coevi la passione per il teatro. Il Re gli fece accordare del denaro per organizzare questa piccola troupe e fece ultimare, in un primo momento, una galleria attigua al Gabinetto delle Medaglie.

Tutto questo piccolo teatro, che non poteva accogliere che una dozzina di spettatori, venne chiamato “teatro dei piccoli appartamenti”.

Madame de Pompadour scelse gli attori che dovevano approvare e firmare il regolamento che lei stessa aveva redatto (e che accordava un largo potere agli attori della troupe).

Benchè essi fossero, innanzitutto, presi per i loro talenti per la commedia o la musica, la maggior parte erano di alto lignaggio come il Duca de Nirvenois, interprete ammirevole, che avrebbe ispirato a Grasset il ruolo di Méchant nella sua piéce teatrale eponima, o anche il Duca d’Ayen, la Duchessa de Brancas e Madame de Sassenage. L’amministrazione della troupe era affidato al Duca de La Vallière.

La troupe fu rapidamente organizzata e dispose di mezzi importanti.

Musicisti, danzatori, parruccai, sarti, cassettiere, accessoristi, ripetitori, suggeritori, favorirono la riuscita della commedia amatoriale. Madame de Pompadour selezionò nel repertorio francese i piéces rappresentati e distribuiva i ruoli. Per la prima rappresentazione della troupe, lei scelse il Tartufe di Molière, che fu anche il suo primo successo. Molto spesso, lei teneva il ruolo principale, tra i 2 atti o schizzi, cantava e danzava davanti al Re, traboccante di ammirazione.

Di nuovo le occupazioni della favorita scioccarono la Corte. Tuttavia i cortigiani manovravano ed utilizzavano ogni tipo di stratagemma, anche quello di lusingare la Marchesa, pur di esser invitati a queste rappresentazioni intime.

Il Duca di Chartres, Principe di sangue, aveva delle enormi difficoltà per esservi ammesso.

Ogni invitato riceveva un biglietto così piccola quanto una carta da gioco stampata da Cochin, rappresentante dei personaggi della Commedia dell’Arte, come Colombina, Leandro o Pierrot.

Prova del trionfo della Marchesa di Pompadour, la costruzione di un nuovo teatro fu decisa. Questo nuovo ambiente, più spazioso e corredato da macchinari di scena eccezionali, fu costruito in una gabbia sorretta nella Scala di marmo degli Ambasciatori. Questo teatro rimovibile, montato in 24 ore e poi smontato in 14, permetteva dei decori monumentali e delle messe in scena barocche, mentre la sua sala, sormontata da due balconi riservati ai cortigiani più prestigiosi, poteva accogliere 40 spettatori e 40 musicisti. Questo nuovo teatro di società fu inaugurato il 27 novembre 1748.

Una incisione di Cochin, (sopra) uno degli artisti prediletti di Madame de Pompadour, la rappresenta mentre interpreta nel gennaio o febbraio 1749 nel ruolo pastorale di Galatea, tratto dalla celebre opera Aci set Galatèe, composta da Lully nel 1686, a cui la favorita era molto legata. Questa stampa testimonia dei mezzi messi in azione per valorizzare gli attori dell’illustre troupe e, in particolare, la sua fondatrice.

Oltre alla ricchezza grandiosa del decoro, quella del costume della favorita ne faceva un personaggio che sembrava irreale. Lei portava “una gonna di taffetas bianco, dipinta in canne, conchiglie e getti d’acqua con una ricamatura di ricci argentati, bordati da un rete di cinture a forma di fune verde, corsetto di taffetas rosa tenue, grande drappeggio di drappi di seta d’acqua, braccialetti e ornamenti nel corpo della stessa seta ricordante l’acqua, guarnita di reti d’argento e verdi.”

A Versailles il piccolo teatro della favorita divenne una istituzione nell’istituzione, portando a Madame de Pompadour un potere immenso. I cortigiani si laceravano per ottenervi un ruolo o una entrata. Assistere a una di queste rappresentazioni, essere scelto dalla favorita, la sola donna a Corte che esercitava una influenza certa sullo spirito del Re.

La Regina stessa Maria Leszczynska (in un dipinto qui sotto) dovette accettare, per ottenere il bastone di maresciallo per uno dei suoi devoti sudditi, d’assistere alla interpretazione brillante della sua rivale e di applaudirla in presenza del marito.

Davanti alla platea occupata dal Re e la famiglia Reale, la Marchesa trionfò e dimostrò tutta la sua onnipotenza. Luigi XV fu conquistato dai toni squisiti, il modo dolce, la dizione controllata, la voce cristallina ed il fascino vaporoso di colei che era così seducente negli abiti così trasparenti e favolosi mentre era travestita da Colin, personaggio di Le Devin du village di Rousseau.

Quanto alla Corte di Versailles, essa accettò oramai la presenza della favorita e si piegava alla sua volontà di mecenate illuminata.

 

La grandezza del Regno di Luigi XV passò attraverso le abilità della Marchesa de Pompadour.

Luigi XV non era un costruttore. Le tracce del suo regno a Versailles, come a Parigi, furono suggerite ampiamente da Madame de Pompadour. Se lei era innegabilmente ambiziosa, la sua ambizione era di riempire la grandezza del Regno del suo amante.

Lei era una donna dal gusto certo, che conosceva bene l’arte, gli artisti e gli artigiani del suo tempo. Aveva la passione di costruire, di rinnovare, di abbellire e di decorare.

Lei era cresciuta e poi evoluta da quel ambiente della finanza parigina che impiegava tutti i grandi artisti del momento. Suo zio per alleanza, Lenormant de Tournehem era un esteta ed un conoscitore dell’arte.

Luigi XV e Madame de Pompadour in un arazzo

Appena giunta a Versailles, Madame de Pompadour lo fece nominare Direttore generale delle Costruzioni del Re, carica prestigiosa nel funzionamento della Corte e della Monarchia. Ovviamente questa nomina fece scandalo perché la nuova creatura del Re assegnò già delle posizioni le più onorifiche a Corte: ma lei era, dal punto di vista delle arti e degli artisti, molto felice e positiva. Lei sentiva che questa carica sarebbe stata poi di suo fratello minore Abel,qui sotto,  chiamato Monsieur de Vandières, poi Conte de Marigny, che lo avrebbe succeduto. Luigi XV gli offrì la sorveglianza di questa carica.

Ma Madame de Pompadour impose a suo fratello una educazione spinta verso l’arte ed il gusto. Ed è per questo che lo inviò in Italia dal Dicembre 1749 al settembre 1751, accompagnato dall’incisore Cochin, dall’architetto Soufflot e dall’abate Leblanc, storico dell’arte.

Questo gran giro per l’Italia, dove il giovane uomo venne ricevuto ovunque con mille onori, compresa la Corte del Papa, fu determinante per la politica della arti in Francia a partire dal 1751, data della morte di Lenormant de Tournehem e della presa ufficiale da parte di Marigny delle sue nuove funzioni di Direttore generale delle Costruzioni del Re.

Fu proprio grazie alla politica attiva di Marigny che le arti francesi conobbero il loro apogeo nel XVIII° secolo, largamente appoggiato dalla importante sorella nella realizzazione dei suoi disegni.

La Marchesa amava profondamente l’architettura.

Molti dei castelli che furono eretti, oggi non esistono più come per esempio il Castello de Crècy, oppure sopravvivono rare vestigia, come il Castello di Bellevue a Meudon.

A Versailles, lei incoraggiò il gusto del Re per gli spazi intimi ed i piccoli castelli di piacere. Luigi XV era moto attaccato al Grand Trianon, nel quale faceva frequenti soggiorni con la favorita.

Madame de Pompadour diresse col Re i lavori che completarono questo spazio facendovi costruire il molto delicato Padiglione Francese (1750), capolavoro in stile rococò, così come il Salone fresco, distrutto agli inizi del XIX° secolo e ricostruito dopo.

Queste due costruzioni sono dei saloni di riposo, di lettura, di musica e di degustazione nel cuore dei quali si gustano i prodotti tratti dal serraglio situato a qualche passo e popolato dagli animali della fattoria.  

Il Re Luigi XV era un botanista, passione che condivideva con Madame de Pompadour, lei stessa molto ammiratrice dei lavori del naturista Buffon. Bisognava ugualmente costruire delle grandi serre: le più conosciute erano le famose “serre calde” che accoglievano le piante esotiche, tutte posizionate a Jussieu; inoltre Il Re e la Marchesa supervisionarono la realizzazione dei magnifici giardini detti “alla francese” che completano l’insieme del dominio del Trianon.

Infine fu la Marchesa che studiò i disegni del futuro Petit Trianon del quale lei non potè gioirne poiché fu terminato dopo la sua morte nel 1768. A Versailles Madame de Pompadour fece costruire due residenze, che lei giudicava modeste per la loro dimensione e la loro funzione,  ma che suscitarono nuovi scandali.

La moda allora era agli ermitages, costruzioni di campagna, isolati e interamente dedicati ad una vita semplice e privata, così ne fece erigere nel parco del castello, su un terreno offerto da Luigi XV.

Marchesa affidò sempre all’architetto Lassurance l’edificazione di un palazzo privato situato nella strada des Réservoirs, attiguo ai serbatoi d’acqua della Reggia, dove lei poteva recarsi senza passare le griglia del Palazzo grazie ad un lungo corridoio coperto eretto fra il palazzo e la Reggia.

A Versailles, come nelle sue residenze, impose uno stile legato ad un rococò esuberante e trionfante, dal momento che seppe scegliersi gli architetti (Gabriel, Soufflot), i pittori (Boucher, Nattier, Van Loo, de La Tour, Drouais, Coypel), gli scultori (Pigalle, Falconet, Bouchardon) e gli incisori (Cochin, Guay) più talentuosi. Gli artigiani più stimati, come l’ebanista Verberckt, il bronziere Caffieri lavorarono anche al suo servizio.

Soprattutto lei aveva a cuore di imporre in Francia, e pure in Europa, lo stile “alla francese”.

Fu lei che impiantò a Sévres la manifattura della porcellana prodotta fin ad oggi a Vincennes e convinse il Re di diventarne il principale azionista  allo scopo di fare concorrenza al Regno di Saxe. Per promuovere la porcellana francese, organizzò addirittura delle vendite alla Reggia. La porcellana di Sèvres divenne così la più prestigiosa d’Europa fin dalla fine degli anni 1750.

Madame de Pompadour consacrò il cuore delle sue finanze al finanziamento delle arti e delle idee. Per la gloria del Re, elaborò con Paris-Duverney la costruzione della Scuola Militare posizionata nel pieno cuore di Parigi.

Pur che i lavori iniziassero, lei non esitò ad impiegarvi la totalità del suo reddito dell’anno 1755.

Allo stesso modo, partecipò alla terminazione della futura Piazza Luigi XV (oggi Place de la Concorde).

Lei proteggeva ed aiutava materialmente gli artisti, gli uomini di lettere, di scienza ed i filosofi. Colei che, dopo Voltaire, pensava “filosoficamente”, fu molto sensibile alle idee ed ai valori nuovi difesi dai filosofi dei Lumi. Ben prima di diventare la favorita di Luigi XV, la giovane donna lesse questi scritti che criticavano apertamente la religione e rimettevano in discussione il principio della monarchia per diritto divino.

Non smise di frequentare i filosofi, censurati dal Re e condannati dalla Chiesa. A Versailles non rinnegò queste idee ed le illustrò, molto difficilmente, per spiegarle al Re al fine di ottenere per i loro ideatori delle pensioni, delle cariche onorifiche e, in un certo modo, la libertà di espressione.

Ammirava l’Encyclopédie di Diderot e d’Alambert, anche se colpita dalla censura reale fin dal 1752, tanto che a Versailles incontrò i suoi autori nell’alloggio del dottor Quesnay, suo medico personale, lui stesso coinvolto in questo vasto progetto editoriale. Ma su questo punto la favorita, malgrado tutta la sua onnipotenza a Corte e la forte influenza che esercitava sul Re, non riuscì mai a togliere la censura reale.

Nella storia alcuni Re furono fotemente influenzati dai loro ministri, spose, guru, astrologhi, favorite, favoriti. Nel caso della Francia, le favorite che riuscirono ad influenzare la politica furono solo 4 sostanzialmente, grazie al fatto che obbiamo ricordare che i Re si sposavano per motivi politici e non amorosi, e quindi finirono per contare a volte più della Regina:

Agnès Sorel Anne de Pisseleu
Diane de Poiteurs Jeanne Poisson

la dama d'onore alla corte di Re René e della Regina Isabelle de Lorraine, la ventunenne Agnès Sorel, la prima grande influente donna nella storia di Francia, favorita di Re Carlo VII;
Anne de Pisseleu, favorita di Francesco I;
Diane de Poiteurs, favorita di Francesco I e di suo figlio Enrico II di Valois;
e la Marchesa di Pompadour, la seconda favorita ufficiale di Luigi XV.
Figure di spicco come Madame de Montespan o Madame Du Barry  erano soprattutto delle decorazioni di Versailles, tutte dedicate ad organizzare i piaceri del Re, senza un vero peso politico. Mentre la figura di Madame de Maintenon, che da favorita è passata ad essere Regina, esercitò solamente una influenza religiosa, sebbene questa comportò delle conseguenze sul piano socio-politico (Revoca dell'Editto di Nantes 1685).

A  Versailles, il potere di raccomandazione di Madame de Pompadour era divenuto indispensabile per chi aspirava a cariche e pensioni.

Finita la passione fisica, il legame tra la favorita ed il Re Luigi XV si trasformò in amicizia solida e fedele, che riposava su una confidenza di tenerezze, di stima, e nel caso della Marchesa di abnegazione.

Per conservare il cuore del Re ed il posto a Versailles, la Pompadour chiuse spesso gli occhi sulle innumerevoli avventure di Luigi XV e arrivò persino ad organizzare lei, in accordo con Label (il primo valletto di camera del Re) una rete di prostituzione clandestina che le permetteva di controllare la sessualità del Re e i suoi eventuali sentimenti.

Il completamento del celebre Parc aux Cerfs non era altro che un harem col quale Luigi XV avrebbe perduto ogni dignità nella pratica del libertinaggio spudorato, senza limiti, sacrificando dozzine di giovani vergini per il suo piacere.

Il nome - Parc aux cerfs - deriva da una recinzione che racchiudeva i cervi all'epoca di Luigi XIII, che cacciava a Versailles. In seguito allo sviluppo del castello, la città dovette ingrandirsi, ed il "Parc aux cerfs" venne dunque lottizzato e urbanizzato per alloggiarvi i numerosi lavoratori al castello e per ospitare le amministrazioni del Regno. Questo quartiere in seguito si è rinominato come quartiere della cattedrale, e si chiama oggi il quartiere di Saint Louis, dal nome della cattedrale.

Madame de Pompadour vi fece preparare un padiglione (via Saint-Médéric n. 4) dove mise delle donne spesso molto giovani che dovevano intrattenere il re soddisfacendo la sua libidine. ui molte di esse rimasero incinta e la stessa Madame de Pompadour si occupava di sistemare talvolta il neonato, giacchè alcune di esse erano maritate.

Questo padiglione del Parc aux cerfs descritto come un vasto serraglio fece parte dell'immaginario popolare delle follie lussuriose.
Pare che la stessa Madame du Barry passò nella rete del Parc aux cerfs prima di divenire la favorita di Luigi XV. Il padiglione fu abbandonato nel 1771 e poi rivenduto.
L'immaginazione popolare si granitizzò talmente che l'espressione "parc-aux-cerfs" è diventata una perifrasi per parlare di un postribolo. La propaganda anti-Realista o devota utilizzerà questo luogo per presentare Luigi XV come un tiranno debosciato. Tuttavia, contrariamente alle dicerie, il Re non si recò mai in questa dimora, e le donne che si facevano alloggiare qua, erano condotte al palazzo dal valletto Lebel, che le faceva passare in una camera, chiamata la "trébuchet", dove il Re decideva la sorte della bella.

La più nota ragazza ospitata dentro questo Padiglione del Parc-aux-cerfs era Marie-Louise O’Murphy, modella di Boucher, il pittore ufficiale della Marchesa.

La Marchesa di Pompadour

Di tutte le piccole amanti di questo serraglio, solo la “belle Morphise” causò qualche preoccupazione alla Marchesa. Infatti lei restò circa tre anni (1752 – 1755) accanto al Re che avrebbe anche pensato di presentarla ufficialmente a Corte.

Marie-Louise O’ Murphy invece fu ripudiata invece perché ebbe l’ardire di chiedere al Re quanto avrebbe deciso di “sbarazzarsi della vecchia”, riferendosi alla Regina. Fu immediatamente cacciata, in  piena notte e non rivide mai più il Re.

Ormai era dunque l’amicizia che regnava tra la favorita ed il Re.

Fatta Duchessa nel 1752, il Re le offrì un appartamento degno della sua nuova titolazione, situato al pianoterra della Reggia (e che ottenne a compressione dello spazio dedicato alle Mesdames di Francia).

Madame de Pompadour riceveva i cortigiani durante la sua toilette poi con l’età e apparente devozione mentre era intenta a tessere.

Da quando aveva lasciato l’appartamento in alto, Luigi XV non perse l’abitudine di recarsi da lei più volte durante la giornata, anche se il passaggio, che collegava l’appartamento della Marchesa a quello del Re, fu murato per mostrare a tutti che il legame carnale era interrotto.

Qui musica live di compositori tenuti in ombra di Luigi XV,

riscoperti in prima assoluta da Il Principe del Cembalo

Inoltre la Pompadour riceveva i ministri e tutti i personaggi importanti del Regno. Lei aveva compreso che per conservare il suo posto vicino al Re, doveva partecipare alla vita politica.

Dopo la morte del Cardinale de Fleury nel 1743 (qui sopra), il Re non gradiva riprendere un Primo Ministro. Ma con Madame de Pompadour, Luigi XV ebbe l’ascolto, l’aiuto ed i consigli di un Primo Ministro ufficiale, e pure competente, perché lei diede prova della sua acutezza politica. Ricalcò il ruolo di Madame de Maintenon, interessata alla Grandezza del Regno ed incline ad un ritorno alla religione. Tuttavia la sua conversione affrettata giunse a non convincere nessuno. Anticipava una specie di crisi religiosa profonda del Re che aveva una paura dell’inferno.

Mentre era favorita, Madame de Pompadour contava un numero enorme di nemici. Quando questi minacciarono la su influenza o tradivano la sua fiducia, lei risolveva ad ottenere dal Re, la loro destituzione lasciandoli sacrificare per il bene dello Stato.

Sicuramente dobbiamo menzionare la Famiglia Reale, non solo la Regina, ma soprattutto il Delfino e le sue sorelle, conosciute come le Mesdames. Non parliamo poi del Principe de Conti.

 

Jean-Frédéric Phélypeaux, Conte de Maurepas (qui sopra), ministro onnipotente e molto competente fu il primo a subire le conseguenze delle sue insubordinazioni. La Marchesa lo sapeva autore o committente dei libelli, letti o resi col canto, che offrivano ai sarcasmi della Corte delle “perdite bianche” di cui lei soffriva nell’intimità.

Luigi XV esiliò Maurepas nell’aprile 1749 e privò la Monarchia di uno dei suoi più grandi servitori: Maurepas ritornò al potere solo con l’ascesa di Luigi XVI al trono, 25 anni più tardi.

Jean-Baptiste_de_Machault_d'Arnouville  Il Marchese d'Argenson 

Nel gennaio 1757, in seguito al tentato assassinio di Damiens, sopravvenuto il 5, che ferì leggermente il Re con un colpo di temperino, i ministri Machault e d’Argenson, ugualmente molto competenti, approfittarono della posizione momentaneamente incerta della Marchesa per far sì che fosse allontanata dalla Corte.

Se Luigi XV era solo appena ferito, questo tentato omicidio lo rese molto fragile da un punto di vista morale. Interpretato dalla Chiesa, dai devoti e da tutti i nemici della Marchesa come il segnale della collera divina nei confronti del disonore reale, questo tentato omicidio avrebbe potuto portare al ripudio di Madame de Pompadour.

Lei visse in un periodo di angoscia profonda, dal momento che il Re non le diede più alcuna notizia per 11 giorni.

Machault, che le doveva in gran parte la sua carriera ministeriale, e d’Argenson, con il quale lei era in una sordida lotta da alcuni anni, le fecero comprendere che doveva lasciare Versailles. Fu solo grazie all’intervento del maresciallo Mirepoix, e soprattutto del suo amico l’abate Bernis, che lei accettò di rimanere, rosa dall’inquietudine.

Il Re, ristabilito, riprese le sue abitudini e quindi si recò presso la sua amica. Fu così che attenne il licenziamento di Machault e d’Argenson.

Per aiutare il Re e contribuire attivamente agli affari di Stato, la Pompadour gli raccomandava dei ministri e dei militari. Tutte queste nomine non furono comunque tutte felici per il Regno.

Al suo amico Maresciallo de Soubise, (qui sopra) posto un tempo alla testa delle armate Reali, fu attribuito in gran parte lo scacco della guerra dei Sette Anni. La Marchesa comunque non mancò di mostrarsi sempre sua amica, infatti lui venne accolto sul Castello di Champs-sur-Marne, dopo la disfatta di Rossbach, che lei usò per due anni avendolo preso in affitto.

Castello di Champs-sur-Marne lato giardini

Ma l'abate de Bernis divenne un grand'uomo di Stato, dopo esser stato un ambasciatore brillante a Venezia.

Luigi XV gli confidò, su suggerimento della Pompadour, i negoziati, inizialmente segreti, con l'ambasciatore austriaco Starhemberg, che mirava al rovesciamento delle alleanze diplomatiche in Europa, poichè la Francia era oramai alleata all'Impero Austro-Ungarico.

Infine dopo aver tanto detestato il Conte di Stainville, lei cambiò idea tanto che il Re lo fece Duca de Choiseul e che sarà il più grande ministro della seconda metà del XVIII° secolo. Gran lavoratore, cortigiano raffinato, diplomatico geniale, seduttore infaticabile, tanto odiato quanto amato, egli doveva la sua carriera alla Marchesa.

Egli fece uscire la Francia dalla disastrosa guerra dei Sette Anni in condizioni onorevoli. La sua azione politica in favore del riavvicinamento della Francia all'Austria fu ampiamente difeso dal Re e dalla Marchesa.

La salute di Madame de Pompadour, sempre fragile, testimoniava le sue terribili angosce legate  al suo stato di favorita. Stancata da una vita di rappresentazioni costanti, di numerose attività per divertire il Re, sospettosa di essere avvelenata perchè odiata, dimagrita per degli aborti spontanei a ripetizione, e ben presto per la malattia (lei perdeva sangue regolarmente - sotto allegoria di Cochin incisione sulla malattia della  Marchesa) era corrosa dal pensiero di esser cacciata dal suo amante. L'amore che lei aveva per il sovrano era incondizionato. Lei si mortificò quando si rese conto che il Re non l'amava più. Tuttavia, lei non lasciò nulla trasparire.

A Versailles Madame de Pompadour regnò dunque fino alla morte, il 15 aprile 1764. Nessun altra favorita Reale avrà mai una tale autorità a Corte.

Solo Madame de Pompadour ebbe il privilegio di poter morire alla Reggia.

Grazie alla sua "natura riflessiva" , come lei scrisse, lei fu una amica indispensabile al Re, una mecenate arguta ed una donna che seppe influenzare, in modo durevole, la politica del Regno e dominare la vita della Corte di Versailles.

A cura di

Il Principe del Cembalo - Faustina da Versailles

Arsace da Versailles - Rodelinda da Versailles

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